Come diceva Giulio Andreotti a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e a proposito della gestione del Master in giornalismo di Torino avevo pensato male e ci ho azzeccato. Ero convinto che nonostante tutto certi personaggi che si sentono sopra alle parti e intoccabili avrebbero capito che i tempi dei maneggi sono finiti e che conviene fare le cose per bene anche solo per evitare fastidi e perdere la già modesta crediblità. E invece no … continuano con una impalcatura concettuale e operativa fuori dai canoni della trasparenza e del buon gusto. L’Ordine si trincera dietro algide parole su applicazione di regolamenti e bizantinismi vari ovviamente senza addentrarsi nei contenuti operativi. Usciamo dalle metafore e raccontiamo i fatti.
Lo scorso anno denunciai come secondo me le graduatorie per la definizione dei tutor del master in giornalismo erano state gestite ad arte per fare in modo che i prescelti fossero quelli che la commissione voleva, non quelli che sarebbero stati ottenuti seguendo le regole del gioco. Una commissione che era sotto l’egida dell’Università di Torino, ma totalmente pilotata dal gruppo dirigente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Ho cercato di trovare un modo per avere risposte ma un vero muro di gomma ha continuato a rimbalzare responsabilità e a non dare chiarimenti come mi sarebbe dovuto trincerandosi dietro a risposte burocratiche di circostanza. Gli unici che hanno dato risposte sono stati i referenti dell’Università il cui ruolo nella vicenda era pero tipicamente notarile.
Allora quest’anno per tigna mi sono ricandidato al ruolo di tutor solo per poter poi accedere agli atti ed eventualmente ricorrere, dichiarando pubblicamente il mio pensiero e ricordando a chi di dovere che non era il caso di ripetere gli errori del passato.
Come è andata a finire ? Provate ad indovinare ? Casualmente come l’anno scorso ! Letteralmente sono usciti gli stessi 13 nomi. Se volete leggere le graduatorie eccole qui in pdf.
In effetti ci sono stati dei cambiamenti formali: finalmente è stato reso pubblico un verbale serio e i primi per ogni graduatoria non hanno tutti 80 punti come era successo lo scorso anno: fattore che dimostrava anche formalmente che le cose non era state realizzate secondo criteri di casualità matematica ma costruendo una graduatoria secondo gli ordini di scuderia e poi attribuendo punteggi.
Poi guarda caso i prescelti sono sempre i tredici dello scorso anno. Voi direte: ” vedi che sei solo un rompiscatole è così perchè sono quelli che sono stati ottenuti seguendo i criteri del bando: è regolare così”. Direi di no: in effetti sono accadute cose curiose: nel senso che i tredici eletti sono gli stessi ma poi le posizioni relative di molti di questi sono variate nelle graduatorie a distanza di un anno come se Pippo lo scorso anno valesse 80 punti e quest’anno vale 60 e viceversa; Pluto che un valeva 63 punti quest’anno vale 79. Veramente curioso questo andirivieni nelle valutazioni ! In tutto questo sali e scendi guarda che caso tutto muta o nulla muta dato che sempre quei 13 sono usciti dalla graduatoria. Anche in questo caso un sano calcolo delle probabilità serve per chiarirsi le idee in 5 minuti sulla non casualità degli eventi.
Mi dispiace ricordare come fra i 13 tutor in testa alle graduatorie ci siano 2 consiglieri regionali odg e 1 membro del consiglio di disciplina, oltre che parenti strettissimi di direttori di giornali. Forse varrebbe la pensa che questi signori si mettano una mano sulla coscienza e capiscano che vale la pena di fare un passo indietro. Meno male che Giorgio Levi ha dimostrato al solito buon senso dimettendosi preventivamente e volontariamente dal suo ruolo. Sarebbe bello un gesto da parte degli altri citati per dimostrare che qualcosa si puoò cambiare … non solo in parole.
Fortunatamente quest’anno il master in giornalismo di Torino ha un nuovo direttore scientifico che è persona competentissima e da me fortemente stimata che andrò a trovare a breve. Il nuovo direttore scientifico come molti altri è sostanzialmente attore passivo di queste storie forse non le conosce neppure. Vedremo come andrà a finire.
Continuo a pensare che Italia, in Piemonte e a Torino abbiano bisogno di normalità e la normalità vuole banalmente dire accettare delle regole e applicarle, non fare le cose all’italiana. Ho il vizietto da sempre di seguire questo principio dall’inizio della mia carriera mettendoci sempre la fiaccia e continuerò a farlo senza paura o compromessi. Niente di eroico, solo normalità come si usa nei paesi civili. Quando proponi ragionamenti del genere in certi ambiti subalpini ti guardano con distaccato disincanto scuotendo la testa e sostenendo: “ma qui le cose sono sempre andate così perchè ti illudi di cambiarle ?” Io mi permetto di rispondere: “no in effetti io nom mi illudo di cambiarle: le cose voglio cambiarle: e basta”.
I signori che fino ad ora hanno gestito le cose giornalistiche di questa regione dovrebbero avere il coraggio di aprire gli occhi e guardarsi attorno e chiedersi perche i giornalisti o chi si occupa di informazione in generale in questa regione vivano drammatici problemi occupazionali o perche la qualità di molta informazione in Piemonte sia spesso modesta. Il loro castello di carte di anni di discorsi teorici meglio teoretici sta collassando. L’inverosibile modestia dei vertici locali giornalistici è dimostrata dal fatto che è bastato che con degli amici si sia messo su in 20 giorni un’armata brancaleone per partecipare alle elezioni che ha avuto l’effetto di spaventare lo status quo dei potenti che hanno scelto di alleare destra e sinistra pur di evitare di perdere le loro seggioline.
In questa palude non ci voglio più stare e sto progettando il mio passaggio ordinistico ad altra regione. E lo consiglio anche ad altri. Questo Ordine va abbandonato, demolito o occupato. Per il bene dell”Ordine stesso fino a che forse esisterà e soprattutto dei cittadini piemontesi.
Ps un vivo ringraziamento a chi dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ha voluto mandarmi un segnale molto chiaro escludendomi per un punto dai vincitori della categoria tutor testata online, mi è andata bene in altre situazioni ti spediscono sotto casa una testa mozzata di cavallo e poi ti tocca pure pulire in terra.
Quindi, allo stato attuale, consiglia o non consiglia per un giovane aspirante giornalista la partecipazione al master?
Io la mia strada l'ho scelta, decidendo di fare la gavetta da collaboratore, nella speranza di crescere e di avvistare (forse, un giorno, chissà) una meritocrazia che oggi non vedo in alcun modo.
Spero che voi (che cercate di cambiare le cose e che potete vedere la situazione dall'alto) riusciate nella vostra lotta e portiate un'aria di cambiamento nel giornalismo piemontese e italiano (io ringrazio in anticipo per tutti i vantaggi che vivrò).
Personalmente condivido l’idea del master, ma per come sono stati gestiti negli anni sono spesso risacche di potentati ordinistici come le municipalizzate lo sono per i politici. Occorre riformare fortemente i percorsi di accesso alla professione in modo che non si parli piu di master ma di scuole di specializzazione gestite indipendentemente dalle universita con un numero programmato in base al mercato del lavoro o su altri parametri. Nel frattempo impara per conto tuo o iscriviti a un corso serio … meno caro di un master che sono improponibili