Il 4 agosto 1988 , 25 anni fa, moriva a Torino Marisa Bellisario
Marisa nasce nel 1935 a Ceva, un paesino in Provincia di Cuneo. Laureatasi a Torino in Economia e Commercio, la sua avventura nel mondo delle nuove tecnologie inizia alla divisione elettronica dell’Olivetti. È il 1959 e a riceverla come neo-laureata c’è Franco Tatò che le propone un lavoro a Milano nel mondo dei computer, allora un universo inesplorato e per temerari. È la prima scommessa, la prima di una lunga serie di sfide e intuizioni che, da donna intraprendente, decide di raccogliere. Nel 1963, l’Olivetti si fonde con la Bull ma già nel 1964 tirano venti di crisi. Si decide la cessione della divisione elettronica alla General Electric. Per Marisa Bellisario cominciano i primi scambi internazionali. Nel 1965 si reca per la prima volta a New York e in breve tempo ottiene anche in America il pieno riconoscimento delle sue doti manageriali. Sono il decisionismo, le capacità e competenze, coniugate con l’esperienza maturata a livello internazionale, a renderla indiscussa protagonista della Honeywell. È un’ascesa talmente brillante che, nel gennaio 1979, la manager viene nominata Presidente della Olivetti Corporation of America, carica che mantiene fino all’81, quando torna in Italia per prendere le redini dell’Italtel. In quegli anni l’azienda pubblica vive una fase di acuta regressione: è un colosso di 30 mila addetti che raggruppa 30 aziende elettromeccaniche, obsolete e in grave perdita. In qualità di Amministratore Delegato, Marisa deve compiere scelte coraggiose e lungimiranti. Ha contro i sindacati, scettici sul suo piano di ristrutturazione, mentre la stampa scrive che è stata scelta una donna per rendere più soft la chiusura dell’ intero complesso. L’unico che le dà fiducia è l’allora Ministro delle Partecipazioni Statali Gianni De Michelis. Non sbaglia: Marisa riesce nel miracolo di trasformare un complesso di fabbriche da rottamare in un’azienda elettronica moderna, dinamica e all’avanguardia. Cambia 180 dirigenti su 300, avvia progetti innovativi che suscitano interesse anche negli Stati Uniti e in tre anni riesce nella missione impossibile di riportare il bilancio dell’Italtel in attivo, con un fatturato di 1300 miliardi. Un successo indiscusso che la consegna ai manuali di economia come esempio di ristrutturazione di un’azienda pubblica e le fa guadagnare nell’86 il Premio di manager dell’anno. Una vittoria che però non spiana la strada di Marisa, che dovrà combattere ancora contro radicati pregiudizi. A dimostrarlo è la vicenda della Telit, grande polo italiano delle telecomunicazioni che avrebbe dovuto nascere dalla fusione di Italtel e Telettra, azienda Fiat del settore.
L’accordo salterà per l’ostinazione della Fiat nel negare a Marisa, una donna, l’incarico di Amministratore Delegato. Un brusco arresto per il settore italiano delle telecomunicazioni che con la Telit avrebbe potuto conquistare un posto di primo piano nel panorama internazionale e un ostacolo esemplare di quello che fu e rappresentò la carriera di Marisa Bellisario.