Ho ricevuto telefonate, mail, messaggi che mi chiedevano le ragioni della mia mancata partecipazione attiva ai laboratori del Master in Giornalismo di Torino 2012-103. Chiariamo i fatti: è vero che sono piuttosto oberato dai diversi impegni della mia vita professionale, ma non è per quella ragione che non sono parte dei laboratori in particolare di quello legato al giornalismo digitale. Diciamo per ora che non è dipeso dalla mia volontà.
Dato che di solito amo metterci la faccia, racconto la mia versione a riguardo della vicenda. Da quest’anno l’accesso al tutoraggio degli studenti del master è normato attraverso un bando gestito dal punto di vista procedurale dalla Facoltà di Lettere .
Si trattava di un bando di selezione per titoli in cui si sanciva che
I candidati devono essere iscritti all’Ordine dei giornalisti, elenco dei professionisti. Sono inoltre richiesti: per I’area online (3 posti) un’esperienza redazionale pregressa e documentata nel settore, all’interno di redazioni o di testate o progetti multimediali locali o nazionali; adeguate conoscenze informatiche e dell’evoluzione del settore, nonché della storia del giornalismo multimediale. Costituiscono titoli preferenziali I’esperienza di tutoraggio o di docenza in attività di formazione nellescuole riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti”.
Io mi sono tranquillamente messo a disposizione presentando la mia candidatura per il laboratorio online. In fondo il lavoro di tutoraggio mi piace, ho molta esperienza di docenza e mi permetto di dire una notevole competenza sia teorica che pratica di settore, specialmente se comparata alla dimensione geografica piemontese.
Tuttavia a poche ore dalla messa online degli esiti che potete leggere in concisa forma tabellare ho ricevuto una email dalla coordinatrice del master in cui mi annunciava che:
Purtroppo tu non sei tra gli effettivi ingaggiati per questo biennio. il taglio è stato molto drastico e ha indotto la commissione a scelte spesso molto difficili. Invitandomi a un incontro.
La mia risposta è stata razionale ovvero “vediamo la graduatoria e poi ci ragioniamo su”. In effetti se avessi visto che nelle graduatorie trovavo persone competenti e meritocraticamente valide nel settore mi sarei tranquillamente adeguato. Dopo aver letto la graduatoria ho capito che le cose erano andate diversamente .
Ho incontrato la coordinatrice manifestando i miei dubbi e il mio disappunto. Abbiamo parlato un po’. C’era poco da dire. Ho chiesto di mettere un po’ in ordine la piattaforma che gestisce il master in vista di un passaggio di consegne a chi si dovrà occupare in futuro della stessa. Il sito è stato messo in manutenzione. L’ho sistemato in modo che il nuovo gestore possa scegliere liberamente come organizzarlo e ho inviato le password di amministrazione alla coordinatrice.
Poi sempre per correttezza visto che dovevo rivolgermi alla Facoltà di Lettere per avere maggiori informazioni anche ai fini legali, ho chiesto di essere ricevuto dal Preside della Facoltà di Lettere con cui ho un decennale e felice rapporto di docenza.
Per impegni reciproci siamo riusciti a parlarci solo dopo un po’ di giorni, ma il Preside è stato molto corretto e cordiale e con lui la sua segreteria, spiegandomi la procedura ed io a mia volta le mie perplessità sugli esiti. Se date un’occhiata al bando stesso vi rendete conto che la funzione della Facoltà di Lettere è strettamente organizzativa e notarile dato che in effetti la commissione giudicante è costituita per tre quinti da personaggi con cariche nell’Ordine dei giornalisti del Piemonte e per i rimanenti due quinti dal referente scientifico e organizzativo del master stesso.
A quel punto dopo consulti con i legali ho dovuto innanzitutto richiedere il verbale della selezione che non deve essere pubblicato per Statuto, ma che normalmente viene pubblicato per prassi. Una classica richiesta di trasparenza in una procedura amministrativa di un ente pubblico. Per i non addetti ai lavori il verbale contiene anche le “regole del gioco” ovvero come sono state realizzate le graduatorie e quali pesi relativi sono stati conferiti alle diverse tipologie di titoli e competenze richiesti.
Ho ricevuto una parte del materiale richiesto, mentre una seconda trance deve ancora arrivare, anche se si ergono sedicenti problematiche amministrative di privacy nel loro ottenimento.
Dai dati disponibili desumo che per realizzare le 4 graduatorie, leggere 35 curricula, e compilare le schede di 35 candidati totali la commissione ha impiegato 2 ore e mezza pari a 150 minuti totali. Il che vuol dire 4.2 minuti a candidato tutto compreso.
Tutte le graduatorie sono state realizzate compilando delle schede per ogni candidato suddivise per criterio di giudizio e relativo punteggio e poi sommando i punteggi delle graduatorie. Attraverso questo sistema induttivo di costruzione delle graduatorie, il caso ha voluto che i primi delle graduatorie abbiano sempre avuto un punteggio pari a 80 punti, il secondo della graduatoria un punteggio pari a un multiplo di 5, e in ¾ dei casi anche il terzo un punteggio multiplo di 5 distanziato a sua volta di un multiplo di 5 dai precedenti. A discendere poi se si passa nelle posizioni successive i candidati sono distanziati sempre e solo di 1 punto.
Tanto per capirci ecco i numeri delle graduatorie senza relativi nominativi associati ovvero anonime
Appena possibile mi rivolgerò a un matematico per farmi fare per bene il calcolo delle probabilità che in un insieme di numeri del genere si possa avere una graduatoria così strutturata partendo da variabili casuali, ma penso che le probabilità siano pari a zero.
Se poi analizziamo come sono state realizzate le graduatorie per il giornalismo digitale scopro di avere dei concorrenti che secondo la commissione nel loro curriculum descrivono delle “conoscenze informatiche e dell’evoluzione del settore, nonché della storia del giornalismo multimediale” veramente non comuni tanto da lasciarmi a notevole distanza …
Come detto stiamo aspettando ancora del materiali per decidere che fare legalmente. C’è tempo …
E’ evidente che in ogni caso far valere oi propri diritti richiede tempo e denaro. E poi per quali ragioni uno dovrebbe ancora voler partecipare ad un avventura formativa in cui si scelgono le figure di formazione con un sistema meritocratico di questo genere ?
Forse la stessa domanda dovrebbero porsela in nuovi studenti del Master …
Ma mi chiedo: l’Università in toto non dovrebbe vegliare maggiormente su queste graduatorie. E l’Ordine Nazionale dei Giornalisti che si fa da garante della formazione sta sempre a guardare ? Onestamente non ho speranze che l’Ordine dei Giornalisti locale faccia verifiche anche perchè da tempo continua a non volermi fornire informazioni a quanto non fatto dal suo Consiglio a mia non tutela in passato. Ma di questo abbiamo parlato altrove a suo tempo.
Bravo Pasteris: e’ cosi che si fa, non aver paura di fronte ai sopprusi. Un giornalista credibile con la schiena dritta con mille altri buffoni intorno