Negli iPhone e negli iPad c’è un po’ di meccanica piemontese. Nella ricetta che ha decretato il successo interplanetario dei due gingilli tecnologici della Apple, uno degli ingredienti proviene da Livorno Ferraris, il paese del Vercellese che diede i natali al grande scienziato Galileo Ferraris. Non si tratta di manodopera, né di componenti, perché a quelli ci hanno pensato le arrembanti economie dell’Estremo oriente. Bensì degli strumenti che li hanno plasmati: elettromandrini, cioè attrezzi sofisticati in grado di incidere e modificare i metalli, che vengono pensati e fabbricati alla Peron Speed, un’azienda con 27 dipendenti e un fatturato di tre milioni di euro garantito per l’80 per cento da ordini provenienti dall’estero.
Tra questi ci sono appunto i mandrini costruiti per la Foxconn, una holding industriale cinese salita all’onore delle cronache per essere il produttore materiale dei prodotti pensati e progettati dalla Apple (e anche, alcuni mesi fa, per una serie di suicidi tra i propri dipendenti). Spiega Virginio Peron, titolare della Peron Speed, che “in un anno abbiamo fornito loro circa 500-600 pezzi. Si tratta di strumenti che vanno a lavorare sulle parti nobili dell’apparecchio, come la scocca dei telefoni, ma anche sulle parti di microelettronica che compongono i tablet. Sono in grado di incidere e asportare il materiale di fabbricazione con un grado di finitura molto elevata”.