Il sempre informatissimo Franco Abruzzo segnala diverse sventure dei vertici dell’Ordine nazionale dei Giornalisti
Pubblichiamo la lettera che oggi il segretario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Giancarlo Ghirra, ha trasmesso via internet ai 150 consiglieri nazionali. Il messaggio apre di fatto una crisi all’interno del massimo ente esponenziale della categoria proprio quando il Ministero della Giustizia sta ultimando la stesura del regolamento quadro che porterà al varo dei Dpr per le 28 professioni regolamentate. Ed ecco il testo del messaggio:
“Cari consiglieri, vi scrivo in uno stato di profonda tensione emotiva, reduce da una riunione con un piccolo gruppo di colleghe e colleghi romani che ha provocato in me seri turbamenti.
Affetto sin dalla più giovane età di una sindrome da primo della classe, non tollero maestrini e maestrine che, privi di titoli adeguati, vanno in giro a dar lezioni di giornalismo, diritto, politica, e persino etica.
Mi ritengo assolutamente inadeguato al ruolo di segretario, vissuto per di più in una situazione di caos, con un presidente con il quale non ho in comune alcuna visione del mondo, e sono pronto – come ho già fatto e farò fin che campo – ad ammettere errori e cambiare posizione. Diciamo che ho un atteggiamento socratico, così maestrini e maestrine capirannno.
Sono pronto a ricevere qualsiasi tipo di critica, ma non a sentire messa in dubbio la mia reputazione e la mia dignità, professionale e personale.
Ho accettato due anni fa l’incarico di segretario, arrivato repentinamente e inopinatamente, rinunciando a fare l’inviato speciale e passando perciò nelle file dei pensionati. Lascio a voi trarre le conclusioni di ciò che significa in termini esistenziali, e quanto questa scelta sia diversa da quella di quanti accumulano incarichi e prebende. Ma avevo dietro di me l’entusiasmo di un gruppo coeso, e, soprattutto, solidale.…
Io non ci sto. Scrivo ai 50-55 che mi hanno sostenuto due anni fa, primo fra tutti Giorgio Balzoni, mettendo a disposizione il mio mandato. Non farò la prima donna creandovi problemi e annunciando le mie dimisisoni formali all’esecutivo, ma sappiate che già a partire da oggi sono felice di poter lasciare quanti insultano, calunniano, scambiano la critica anche dura, anche radicale, con l’insulto alla dignità delle persone.
Dico e scrivo tutto ciò con grande serenità, anche se spero che chi mi insulta abbia la buona grazia di non salutarmi più.
Scegliete un nome al mio posto, sarò felice di votarlo e sostenerlo, senza riserve mentali e, garantisco, senza dargli lezioni neppure nelle materie nelle quali potrei avere titolo per farlo.
E poi la visita dei ladri a casa del presidente Iacopino
La “banda del buco” ha colpito ancora e, questa volta, a farne le spese è stato il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino.
Lunedì pomeriggio i ladri si sono introdotti nell’appartamento del giornalista, in zona San Pietro, a Roma, facendo razzia di oggetti e valori, ma soprattutto smurando e portando via la cassaforte che era stata ancorata ad una colonna portante.
Un’operazione rumorosissima, che non ha destato sospetti nei vicini di casa, che comunque hanno udito il fracasso, e che ha aperto nel muro un diaframma di oltre un metro.
Ai carabinieri Enzo Iacopino ha denunciato che all’interno della cassaforte erano custoditi i gioielli di famiglia, tra cui, in particolare, le fedi nuziali dei genitori, saldate “a testimonianza – ha dichiarato Iacopino al Messaggero – del legame bellissimo e indissolubile”.
Frastornato dallo scenario apparso ai suoi occhi, Enzo Iacopino ha lanciato attraverso le colonne del quotidiano romano “un appello a chiunque potesse trovarsi per le mani gli anelli di mamma e di papà: anche se il valore è modesto, per me erano una cosa importantissima”.
Al momento del furto, avvenuto nel primo pomeriggio, Enzo Iacopino si trovava negli uffici dell’Ordine dei giornalisti, in via Parigi, mentre la moglie era in gita con gli studenti della scuola nella quale insegna.