In un editoriale sul sito di ‘Nuova informazione’ Luca De Biase delinea il futuro ecosistema mediale spiegando perché, a suo parere, quella che stiamo vivendo ‘’non è la crisi. E’ l’apertura di una nuova epoca. L’alba di un nuovo giornalismo’’
l tema centrale è il sistema dei filtri che consentono a ciascuno di selezionare ciò che è importante sapere da ciò che è rumore di fondo. La rete ha bisogno di ruoli specializzati per filtrare i flussi di informazione e connettere reti diverse tra loro (reti digitali, reti sociali, reti territoriali, per esempio). Sicché, in questo nuovo contesto, il ruolo professionale non è più definito dalla posizione (in un certo senso privilegiata) che il professionista occupa nella mediasfera, poiché detiene i mezzi scarsi con i quali si produce e diffonde l’informazione: in questo nuovo contesto, il ruolo professionale è definito dal servizio che svolge a vantaggio della comunità.
La relazione della scarsità e dell’abbondanza si è rovesciata. Oggi l’informazione e i mezzi per fruirne sono abbondanti, mentre scarseggia la domanda. O meglio la scarsità che conta è nelle persone che devono fruire dell’informazione: scarseggiano il tempo da dedicare alle attività informative, l’attenzione da dedicare all’informazione, gli spazi relazionali nei quali le informazioni prendono vita e importanza.
In un certo senso, si può dire che una volta i giornalisti scrivevano sulla carta. Oggi scrivono sul tempo delle persone, se queste dedicano loro attenzione tanto da riportare le informazioni ricevute nel discorso che gestiscono con le altre persone con le quali sono in relazione.
Quando la scarsità era concentrata sul lato dell’offerta, il prezzo dell’ accesso all’informazione era definito dall’ offerta e questa si poteva strutturare in grandi organizzazioni editoriali, potenti e ricche. Oggi, la scarsità è dal lato della domanda, e dunque il prezzo è quello che la domanda è in grado o ha volontà di pagare. Il prezzo del biglietto di accesso all’informazione può essere pagato solo se il valore cui consente di accedere si sente ben chiaro e forte. Il prezzo dello spazio pubblicitario può essere pagato se effettivamente il mezzo che lo offre conquista il tempo, l’attenzione e le relazioni, con sempre minore imprecisione statistica. La comunità decide di contribuire all’informazione, con il proprio tempo, le proprie conoscenze, il proprio sostegno finanziario, se chi offre professionalmente l’informazione si pone effettivamente e concretamente al servizio della comunità stessa. L’informazione non è più tanto prodotto, quanto servizio.
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La soluzione sarà probabilmente un ecosistema nel quale la partecipazione volontaria di migliaia di persone con i loro blog e social network, le piattaforme software più adatte, le qualità culturali e metodologiche delle redazioni giornalistiche professionali, i contributi del non profit, genereranno un sistema di ricerca, sperimentazione e produzione di informazione complesso e capace di stare in piedi svolgendo il suo compito sociale e culturale.
Non è la crisi. E’ l’apertura di una nuova epoca. L’alba di un nuovo giornalismo.