Continuano ad aumentare gli iscritti all’ Ordine dei Giornalsti, cresce, impoverendosi ulteriormente il lavoro autonomo, cala il lavoro subordinato e sparisce il turnover nelle redazioni mentre gli attivi continuano ad invecchiare. E’ la fisionomia della professione che emerge dall’ aggiornamento, con i dati del 2010, della Ricerca – Giornalismo,il lato emerso della professione – realizzata l’anno scorso da Lsdi.
L’analisi sarà presentata nel corso di un incontro, organizzato da Fnsi e Lsdi, che si terrà la mattina del 4 novembre a Roma (Fnsi, Corso Vittorio Emanuele 349, h. 10,30), in occasione della quarta giornata della Campagna lanciata nel 2008 dalla Federazione europea dei giornalisti Stand Up for Journalism, dedicata quest’ anno al problema del lavoro precario e della difesa dei freelance.
I dati emersi dall’ aggiornamento della ricerca confermano la tendenza ad una ulteriore frammentazione della professione, con la presenza di almeno 50.000 giornalisti sommersi, che non hanno alcuna posizione all’ Inpgi e non si sa se e in quale modo siano attivi. Si approfondiscono anche le differenze di reddito fra lavoro subordinato e lavoro autonomo all’ interno del quale solo il 26% degli iscritti hanno un reddito annuo lordo superiore ai 10.000 euro all’ anno.
In percentuale poi il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti medi rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%. Fra i 25.000 autonomi e parasubordinati la percentuale di chi denuncia redditi inferiori al 5.000 euro lordi all’ anno è cresciuta fra il 2009 e il 2010 dal 55,3 al 62%
Se invece si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10.