Il giornalismo italiano, a mezzo stampa o televisivo, non vanta una particolare tradizione in fatto di trasparenza e strumenti redazionali volti a garantirla. Al contrario della stampa anglosassone infatti, quella italiana non ha mai avuto l’abitudine di pubblicare una rubrica quotidiana degli errori, oppure di avvalersi di un figura redazionale come quella dell’ombudsman. Ma vale lo stesso per il giornalismo online, tanto più che grazie ai nuovi strumenti di interazione e condivisione i giornali e i siti di informazione online sono – o vorrebbero essere – più aperti nei confronti del loro pubblico?
Per scoprirlo, l’Osservatorio europeo di giornalismo, nell’ambito di una ricerca comparativa che ha interessato diversi Paesi europei e che trovate qui, ha analizzato i siti dei tre maggiori quotidiani italiani in termini di diffusione cartacea e di visite sul web – Repubblica.it (857.000 visitatori unici giornalieri), Corriere.it (552.000) e Lastampa.it (157.000) – dei tre più importanti telegiornali – TG1, TG5, TG La7 – e un portale informativo esclusivamente online come quello de IlPost.it nato solo un anno fa.
I risultati non sono confortanti: le caratteristiche proprie di un certa tradizione cartacea si rispecchiano anche nel giornalismo online, differenziandosi solo per qualche buona innovazione resa possibile dal mezzo digitale. Almeno per quanto riguarda la stampa scritta. Per quel che concerne la televisione, come vedremo, mancano totalmente i presupposti per parlare di trasparenza e coinvolgimento del pubblico online.
Il problema della trasparenza della stampa si riflette anche nel malcostume dei politici italiani. Come un circolo vizioso senza fine.