Calo degli ascolti, crollo degli introiti pubblicitari, società al collasso, debiti con i fornitori, stipendi non pagati, giornalisti in fuga. Questo è lo scenario da Armageddon dell’emittenza televisiva piemontese dopo il passaggio al digitale terrestre. La storica “fabbrica dell’etere” nata alla fine degli anni 70 attorno alla pioniera Tele Torino International, è oggi un settore senza ossigeno che ha sofferto la «rivoluzione» in maniera drammatica; tanto che, come è accaduto in Sardegna, potrebbe presto chiedere lo stato di crisi. «Ci sono almeno tre casi di emittenti in grave difficoltà sul territorio», spiega il fiduciario per il Piemonte della Frt, la Federazione Radio Televisioni, Mauro Lazzarino, presidente di Grp. Valuteremo con la Regione se sia il caso di aprire formalmente un tavolo di crisi”.
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“Mi arrivano sulla scrivania curriculum di colleghi in cerca di una sistemazione sicura”, racconta il direttore di Quartarete, Darwin Pastorin. La sua antenna, di cui è editore Davide Boscaini, è tra le poche uscite indenni (nel numero anche Telecupole, con forte radicamento nel Cuneese, e Retebiella, erede della storica Telebiella fondata nel ’72 da Peppo Sacchi, prima televisione privata d’Italia, anch’essa con solida nicchia nel territorio). Hanno passato il guado ed ora godono di discreta salute. “Puntiamo su un prodotto che abbia la qualità e gli standard tecnologici delle tv nazionali ma che si rivolga al pubblico locale – spiega Pastorin, formato alla palestra de La7 – Abbiamo scelto di investire sul 3D, con un canale sperimentale. E poi sul web, dove trasmettiamo in streaming. Le statistiche parlano chiaro: il pubblico televisivo è formato per oltre il 40 per cento di spettatori sopra i 65 anni. O si trovano idee e linguaggi per parlare ai giovani o la tv è morta”.
3 commenti su “La crisi delle TV locali piemontesi e i linguaggi per parlare ai giovani”
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Stessa situazione anche il Veneto. Però forse il mercato era sovradimensionato: non pensi ci siano troppe tivù per coprire il locale visto che il mercato pubblicitario è così ristretto? Vivono tutti di contributi pubblici e finito il grasso che cola…
Vivendo di sussidi il mercato è morto in automatico …
purtroppo competere con le televisioni nazionali sarà molto difficile