L’11 aprile un cittadino di Cambridge – nel Massachussets – ha ricevuto un invito a comparire presso il Grand Jury della città di Alexandria, in Virginia. Il cittadino, di cui non si conosce l’identità, dovrà testimoniare nel corso di un’investigazione relativa a delitti di spionaggio, cospirazione, frode informatica e furto di proprietà governative. Tutti reati federali e proprio quelli che, nei mesi scorsi, venivano tirati in ballo ogni volta che si parlava di un eventuale processo a Wikileaks.
Nel documento non compare neanche un nome ma gli esperti sostengono che non ci siano dubbi: la giustizia americana sta effettivamente cercando un modo per portare Julian Assange, fondatore di Wikileaks e ormai nemico dichiarato della prima superpotenza mondiale, di fronte a un tribunale statunitense.
«Se il Grand Jury ha emesso questo invito a comparire significa che ha già raccolto qualche concreto elemento di prova – spiega Guido Scorza, avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie – in Italia questo documento avrebbe meno peso, perché si tende a utilizzarlo con più facilità».
Verrebbero così avvalorate, quindi, le voci che giravano già da metà dicembre, quando Mark Stephens, avvocato britannico di Julian Assange, aveva ipotizzato l’esistenza di un Grand Jury ad Alexandria. Il testo della citazione lascia intuire la strategia che sta adottando l’accusa americana. Il primo reato menzionato è la trasmissione e la raccolta di informazioni relative alla Difesa americana, regolato nell’articolo 793(g). Si tratta del famoso Espionage Act, una legge promulgata durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1917, da molti considerata ormai obsoleta. L’Espionage Act è stato finora utilizzato solo in rari casi. Ancora più raramente contro civili, non vincolati dall’obbligo di mantenere e proteggere le informazioni classificate.
Il secondo reato, contenuto nell’articolo 1030, è la frode informatica, che punisce qualsiasi individuo acceda tramite un computer a dati relativi alla sicurezza nazionale. Il terzo, l’articolo 641, punisce non solo chi ruba proprietà governative ma anche chi le riceve. Un articolo, questo, considerato il più pericoloso, perché vago (si riferisce a “cose di valore per gli Stati Uniti”) e perché punirebbe anche il giornalista che riceva il documento rubato. L’ultimo reato – ipotizzato dall’articolo 371 – è la cospirazione contro gli Stati Uniti, che può essere commessa da due o più individui.
«Non ho dubbi che l’obiettivo finale sia proprio Julian Assange. Chi altri potrebbe essere?», si chiede Douglas McNabb, avvocato di Washington esperto in delitti federali. L’ipotesi di cospirazione va letta proprio in questo senso: «Il Grand Jury sta ipotizzando che qualcuno abbia collaborato con Bradley Manning», spiega Scorza, riferendosi al militare americano sospettato di aver trafugato migliaia di documenti riservati dall’archivio informatico della Difesa e di averli passati a Wikileaks su un cd di Lady Gaga.