Mio marito, il quale da perfetto torinese è ancora convinto di appartenere ad una razza eletta soprattutto se si è venuti al mondo alla maternità del Sant’Anna. Bellissima città Torino, fredda e lontana, elegante e tradizionalista, gentilmente arrogante, affabilmente distaccata, cortesemente indifferente, assolutamente estranea ad emozioni che non siano intimamente riconducibili alla sua storia ed a quella dei suoi figli.
2 commenti su “La Torino che non cambia mai”
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Già. Ed è per questo che se si proviene da una cultura del cosmopolitismo e dell’apertura, del caos creativo e dell’incontro tra le culture, della franchezza costruttiva e della curiosità del nuovo, della gentilezza reale e non solo formale, è bene trovarsi una residenza altrove.
Mi pare un parere che si ferma alla superficie: è bello, ben scritto, ma non descrive che un aspetto della realtà. Bisogna guardare al fuoco che cova sotto la cenere. Torino non è la vecchia borghesia piemontese, bensì il sangue degli immigrati che la cambiarono nel passato e la cambieranno ancora nel futuro. Per questo credo che sia meglio restare qui.