L’Idea è intelligente: sarà interessante capire come reagiranno i giornalisti del Corriere, che è comunque un giornale con una redazione seria e a molte voci. Sarebbe bello vedere che reazione avrebbe una proposta del genere in redazioni mono tone comandate da ras e da principini che si sentono immortali e che non amano la trasparenza. Peccato che De Bortoli sostenga che “a questi giovani debbano essere offerti contratti meno vantaggiosi dei vostri. Ma non arbitrariamente. Applicando semplicemente il contratto nazionale”. (dal discorso di De Bortoli alla redazione via Il Post)
Chi parla poi del tentativo di trasformare la redazione in una redazione low cost è in assoluta malafede. Se non cambieremo, diventeremo rapidamente obsoleti e inutili. Oggi abbiamo ancora la possibilità di governare questo processo, fra qualche anno dubito molto. Vogliamo assumere giovani talenti. Lo vogliamo fare con concorsi sulla Rete. Ne vogliamo assumere uno al mese. Certo, pensiamo che a questi giovani debbano essere offerti contratti meno vantaggiosi dei vostri. Ma non arbitrariamente. Applicando semplicemente il contratto nazionale. Con i costi redazionali previsti dalla normativa nazionale possiamo investire in nuove iniziative; con i costi quasi doppi del Corriere no. Con i costi del Corriere le edizioni locali non starebbero in piedi. Non si sarebbero mai fatte.
Ma che cos’è meglio per un giovane? Avere un contratto nazionale al Corriere oppure no? E che cosa è meglio per il Corriere: avere più colleghi giovani e varare nuove iniziative che rafforzino il giornale essendo economicamente sostenibili, oppure no? Scegliete voi, cari colleghi. Ma scegliete e assumetevi, una volta per tutte, le vostre responsabilità. Qui non si tratta di creare giornalisti di serie A e giornalisti di serie B, si tratta semplicemente di usare il buon senso. Chiudendosi nell’ovatta della corporazione e rifiutandoci di vedere quello che accade fuori da queste mura, anche i giornalisti oggi di serie A saranno condannati alla retrocessione. Non in B. Nel girone dei disoccupati. Tutto questo è un attentato ai diritti dei giornalisti, un colpo mortale alle prerogative del corpo redazionale del Corriere? Non credo.