Voglio approfittare del fatto che l’anno sta terminando per fare alcune riflessioni sulla questione di Fiat, ovvero gli accordi separati di Mirafiori e Pomogliano e l’uscita da Confindustria. Sappiamo ormai che gli accordi in entrambi i casi suddetti sono monchi per la mancata firma da parte della Fiom Cgil la quale ritiene che tali accordi siano addirittura in contrasto con alcune norme costituzionali. Io a questo punto voglio innanzitutto affrontare il tema del referendum su tale accordo, referendum che interesserà agli inizi del nuovo anno gli operai della fabbrica di Mirafiori.
Innazitutto diciamo che non è un referendum su una legge e quindi non ci sono in campo due schieramenti politici: quelli pro e quelli contro. Qui devono decidere gli operai e, se per il 51 % diranno si all’accordo, questo si riterrà approvato, altrimenti è tutto da rivedere. Evidenzio come tra i dirigenti del PD Fassino e Chiamparino, entrambi dirigenti che contano nella sala bottoni di questo partito si sono affrettati a sostenere che l’accordo voluto, non possiamo negarlo, da Marchionne è un buon accordo e che Fiom ha sbagliato a non firmare. Non entro nel merito poiché ognuno si sarà fatto un’idea circa tale accordo, in modo particolare i lavoratori che materialmente sono alla catena di montaggio e sanno quanto tale accordo potrà incidere dal punto di vista della maggiore fatica o negativamente dal punto di vista della salute. Loro lo sanno bene.E allora, dico io, lasciamoli decidere in pace questi lavoratori. Perché Fassino, che si candiderà alle primarie a Torino e Chiamparino, attuale sindaco di questa città si schierano con la Fiat e a questi si aggiunge anche D’Alema del quale Landini afferma giustamente che non ha mai lavorato alla catena di montaggio? A proposito di catena di montaggio, uno che ne sa molto, ma dall’altra parte della barricata è Sergio Cofferati che, quando era impiegato in Fiat, faceva il “tempista” ovvero quello che materialmente conta i secondi che un operaio impiega ad effettuare una determinata manovra.