E’ un classico nelle aziende tentare dei colpi di mano sotto Natale …
Dal 23 dicembre i giornalisti del Corriere della Sera sono in stato di agitazione dopo la rottura che si è consumata tra il Cdr e l’azienda, tra il Cdr e il direttore Ferruccio De Bortoli schierato toto corde con i vertici societari. Ferruccio De Bortoli ha gettato la maschera: sta con l’editore che vuole abolire i vecchi accordi aziendali e trattare i redattori come birilli. Il documento di mediazione del direttore è un diktat: prendere o lasciare. De Bortoli non vuole discutere con il Cdr, ma sfida il CdR e chiede “un confronto in assemblea e un voto di fiducia davanti a tutta la redazione”. De Bortoli evoca un metodo populista/peronista: scavalcare il sindacato significa violare Costituzione e contratto. Nessuna sorpresa, ma coerena reazionaria. De Bortoli ha già scritto in una celebre lettera al CdR: “Se non vi sarà accordo, i patti integrativi verranno denunciati, con il mio assenso. L’età del piombo è alle nostre spalle”.
Ferruccio De Bortoli ha condito il suo diktat con l’offerta di assumere dieci giovani ogni anno a patto che il sindacato accetti lo smantellamenti dei patti aziendali dal 1973 ad oggi. In sostanza Marchionne fa proseliti in via Solferino. E’ problematico fare i giornali italiani in Cina, mentre è più facile trasportare la Cina a Milano. Rcs punta a un nuovo accordo “stile Pomigliano” con la cancellazione dei diritti. Ma una fabbrica dei giornali non è una “fabbrica di bulloni”. I giornalisti non possono essere spostati come sacchi di patate da un settore all’altro, occupandosi di tutti gli argomenti nell’arco dell’orario di lavoro giornaliero. L’articolo 41 della Costituzione pone un limite fortissimo alla libertà dell’impresa, quello del rispetto della dignità di chi lavora.
Dal Comunicato del cdr del Corriere
Cari lettori, riteniamo doveroso informarvi che da oggi i giornalisti del Corriere della Sera sono in stato di agitazione, e spiegarvene i motivi. Dalla fine di settembre la redazione, tramite i suoi rappresentanti sindacali, è impegnata in un serrato confronto con Direzione e Azienda: sia su temi attinenti le modalità di lavoro (i n p a r t i c o l a r e l a multimedialità); sia su principi e tutele che garantiscono l’indipendenza dei giornalisti e, di conseguenza, dell’informazione che ogni giorno vi viene presentata. L’ingiustificato attentato a questi principi di garanzia, perpetrato dalla Direzione e dall’Azienda, ha provocato due giorni di sciopero nel mese di ottobre. In seguito le trattative sono riprese. Ma, mentre l’organismo sindacale (il Cdr) tentava una negoziazione, le altre parti sono restate graniticamente ferme alle posizioni iniziali, minacciando anche di tagliare importanti componenti retributive qualora la redazione non avesse accettato l’abolizione di fondamentali tutele di libertà e la discriminazione contrattuale dei futuri nuovi assunti. Materie che la Direzione ha ripresentato intatte ancora una volta ieri, mascherandole dietro un testo «di mediazione» che però si è subito rivelato da prendere o lasciare nella sua interezza.
Pubblichiamo qui sotto il “rapporto” del CdR alla redazione di “Il Sole 24 Ore” dopo gli incontri con il direttore e i vertici dell’azienda. E’ un documento importante perché indirettamente smentisce le voci insistenti sui 76 redattori del gruppo in Cigs a metà gennaio 2011. Dal testo del documento si arguisce, però, che il CdR non ha sollevato il tema dell’azionista, che, con lettera aperta pubblicata da www.affaritaliani.it, ha denunciato di sentirsi “truffato” per la perdita di valore (-80%) subita in Borsa dal titolo targato “Il Sole 24 Ore”, aggiungendo che “la fallimentare svolta generalista della testata ha fatto perdere, identità, lettori e abbonati”. L’azionista ha chiesto al presidente di Confindustria di “destituire il presidente del CdA e il direttore del quotidiano”.
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Il piano industriale che verrà presentato al consiglio di amministrazione dei primi di gennaio prevederà, secondo i vertici aziendali, interventi ad ampio raggio sul fronte del contenimento dei costi e del rilancio della testata anche attraverso nuovi investimenti. A partire dal passaggio al tabloid del quotidiano. L’azienda ha sottolineato che questo cambiamento di formato avverrà non in una logica di taglio dei costi, ma assieme a una serie di misure di rilancio adottate pur in un contesto di crisi perdurante della raccolta pubblicitaria. Il Cdr, in attesa delle deliberazioni del Cda, ha sottolineato la delicatezza del passaggio al formato ridotto e i rischi che comporta, soprattutto sul piano della coerenza dell”organico rispetto alla nuova foliazione.Il Cdr deve invece registrare un nuovo rallentamento del percorso di armonizzazione dei colleghi dei Dorsi. Come segno di protesta i colleghi dei Dorsi da lunedì scorso hanno interrotto le collaborazioni con il Quotidiano. Il Cdr del quotidiano ha affrontato il problema con l’azienda, la quale ha confermato l’obiettivo finale di raggiungere l’equiparazione, assicurando che non verrà meno agli impegni assunti nell’accordo sullo stato di crisi (dove questa è stata sancita), ma ha aperto una riflessione sulla tempistica.
Nell’incontro di venerdì, il direttore, sull’ipotesi di passaggio al tabloid, ha assicurato che l’obiettivo è realizzare un prodotto innovativo e non invece inseguire ulteriori risparmi sui costi di produzione. Il nuovo formato, ha assicurato ancora il direttore, avrà un impatto neutro sugli organici redazionali. Il direttore si è anche impegnato a coinvolgere nel modo più ampio l’intera redazione in tutte le fasi di passaggio al nuovo format, garantendo equilibrati carichi di lavoro in tutti i servizi.