Quando i primi uomini andarono in orbita attorno alla luna, Marshall McLuhan fu colpito dal fatto che, mentre tutti noi ci aspettavamo fotografie dei crateri lunari, il simbolo di questa avventura spaziale diventò l’immagine della Terra ripresa da un oblò della navicella spaziale. «Tutti noi che stavamo guardando abbiamo avuto un’enorme risposta riflessiva. Eravamo allo stesso tempo outered e innered. Eravamo sulla Terra e sulla luna simultaneamente». E avere fatto un’esperienza di massa di quel tipo ha indubbiamente relativizzato il nostro punto di vista: ci siamo per la prima volta visti, come specie umana, contenuti da un oblò in un’immagine televisiva o in una fotografia su un quotidiano.
Questo momento è stato descritto come un «intervallo di risonanza» perché «la vera azione non era sulla Terra o sulla luna, ma piuttosto nel vuoto senz’aria tra…». Un’esperienza inedita che ha dato forma all’immaginario di una società dell’immagine che si è costruita attorno ai media di massa. Oggi è invece la realtà conversazionale del web a portare nello spazio il microblogging, con l’astronauta italiano Paolo Nespoli che passerà i prossimi due mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e che dal suo canale Twitter @astro_paolo si prepara a raccontare la sua esperienza direttamente dal cielo dopo avere accompagnato le ore precedenti il lancio: