Noi apparteniamo alla Mondadori storica di Arnoldo e poi a quella del libertario Mario Formenton. Uomini a cui non era certo necessario chiedere garanzie, loro stessi erano il nostro passaporto nei confronti del potere economico e politico. Ma su Berlusconi gravano sospetti di natura politica, di aver fatto parte della P2 di Licio Gelli, di essere un uomo spregiudicato e con un senso della libertà molto stretto. Da lui vogliamo quel giorno i suoi progetti editoriali, di cancellare i dubbi, di darci certezze sul piano dell’assoluta libertà di espressione e indipendenza.
Ci guardiamo per un po’, una battuta sui baffi, in una manciata di minuti capiamo che Berlusconi non sa nulla di piani, è lontano mille miglia dalla faccenda della concentrazione editoriale, lui pensava che noi fossimo lì per parlare di soldi. Accenna ad un aumento di stipendio per tutti i giornalisti, fuori dal contratto integrativo aziendale, una somma consistente a quei tempi. Così corposa che Letta ha un sobbalzo, guarda Berlusconi, gli tocca un braccio e poi ci dice: “Beh, naturalmente questa cifra va ancora valutata bene”. Berlusconi è fastidiato, la partita va chiusa, niente scioperi. Se parliamo di quattrini ci mettiamo d’accordo. Ci fissa mentre aspetta una risposta da noi, mette una mano dalla parte del portafoglio all’interno della sua elegante giacca doppiopetto di Caraceni, e con l’altra strofina il pollice e l’indice il segno del denaro. Noi ci guardiamo rapidamente e poi dico: “Dottor Berlusconi non è per il denaro che siamo qui”. Lui è sorpreso, quella è una riunione aziendale. Noto però che è uno stupore quasi genuino. Gli dico che la preoccupazione di tutti è la forte concentrazione editoriale che si è creata con questa acquisizione. L’indipendenza, la libertà di stampa, la tradizione democratica della Mondadori. Quello che leggiamo nei suoi occhi è: “E allora cosa ci stiamo a fare qui?”. Lo vede anche Letta che a questo punto si alza: “Forse non abbiamo altro da dirci”. Berlusconi lo segue, si aggiusta ancora la giacca ed esce . La riunione è finita senza saluti. Scopriremo nei giorni che verranno che quello è stato il primo incontro sindacale nella storia di Berlusconi. Ci saranno giorni di sciopero, di proteste, di altre assemblee. Berlusconi continuerà portare mazzi di rose alle donne della mensa, ad invitare in villa i suoi nuovi giornalisti, a regalare penne placcate finto oro.