Da ieri il presidente Roberto Cota può servirsi per i suoi soggiorni nella Capitale di un nuovo elegante ufficio situato nella centralissima via della Scrofa, a due passi dal quartier generale del Pdl. Una sede scelta direttamente dal governatore, volutamente più sobria e con meno stanze della precedente dimora in uso da Mercedes Bresso che invece poteva contare su oltre 800 metri quadrati in via Delle Quattro Fontane, in un palazzo ottocentesco del Carimini.
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Il nuovo inquilino di piazza Castello, nei primi giorni del suo mandato, aveva annunciato l’intenzione di chiudere quella che, a suo giudizio, è una location “faraonica” dai costi ingenti, giacché il solo affitto ammonta a 366 mila euro l’anno. Da qui la decisione di trasferire baracca e burattini in un alloggio meno sfarzoso e, soprattutto, più economico.
Il risultato? Che la sede voluta dalla precedente amministrazione è ancora lì con un vincolo contrattuale difficile da rimuovere anzitempo, se non dietro pagamento di gravose penali per lo scioglimento anticipato di un contratto firmato nel 2006 che scade nel 2012. Tutto fermo, come confermato dalla direzione del Patrimonio, retto da Maria Grazia Ferreri.
Quindi la Regione Piemonte, da ieri, si concede il lusso di avere ben due sedi a Roma: alla faccia del risparmio. Sulla decisione di affittare il nuovo ufficio, di proprietà di una nobildonna romana che avrebbe preteso un consistente anticipo sulla locazione, hanno storto in naso in molti a partire pare proprio dal settore con la responsabilità sui beni immobili, il Patrimonio. I funzionari competenti avrebbero rilevato che il canone risulterebbe essere fuori mercato rispetto ai valori immobiliari della zona e che lo scioglimento del contratto della vecchia sede non è risolvibile in tempi brevi. A fronte di un capriccio, pur se proveniente dalle alte sfere, la Regione Piemonte ha ben due sedi capitoline, entrambi centralissime. La conclusione è che i costi si sono moltiplicati, contrariamente alle intenzioni presidenziali.