L’edicolante del 2010 vende anche (ancora) i giornali, e dei giornali smista pure i cosiddetti panini, cioè gli omaggi acclusi, cartacei e non, gratuiti e non. Non si tratta di un compito facile: tante le iniziative da tenere a mente, i desideri speciali dei clienti da assecondare, anche le ordinazioni da modulare, da programmare, quando ad esempio si deve prevedere quanti acquirenti ci saranno per il libro, quanti per il dvd, quanti vogliosi dei prodotti tutti della stessa collana editoriale che prevede una lunga serie di uscite, quanti attratti soltanto dalla prima proposta, di solito a prezzo assai basso, se non addirittura in regalo pieno. L’edicolante deve poi anche andare incontro al cliente che si è perso la prima uscita di quella serie, e fa capire che avere quel «pezzo» è vitale per la sua collezione, magari anche per la sua cultura. Irritandosi se lo stesso «pezzo» non arriva in fretta, e irritandosi ancora di più se il prezzo dell’arretrato è leggermente maggiorato rispetto a quello originario.
L’edicolante vende anche (ancora) i giornali, ma lo fa ormai come il grande calciatore quando palleggia sulla spiaggia con il pallone grosso e leggero dei bambini. Troppo facile, se lo ha fra i piedi. Può persino accadere che il cliente, sapendo a quale mole di tremendo lavoro extra l’edicolante è ormai sottoposto, lo aiuti prelevando da solo i giornali, quotidiani o periodici che siano, e persino autofacendosi il conto. Ci sono clienti, sapienti e teneri ad un tempo, i quali aiutano addirittura l’edicolante a districarsi nella massa enorme di pubblicazioni speciali, di supplementi e inserti straordinari che gli piombano in edicola per una qualche occasione speciale, come ad esempio è accaduto con la recente coppa del mondo di calcio.
Stravolto dal lavoro di smistamento di consegna e di conteggio, l’edicolante ha perso la memoria di quando il suo omologo doveva semplicemente consegnare il giornale e magari confezionava una battuta sul fatto del giorno, sul titolo vistoso, sulla notizia particolare. L’edicolante ha pure rimosso la memoria dell’età del porno, non archeologica ma ormai antica, di quando i clienti esitavano e poi mormoravano rapidamente il titolo della pubblicazione, come spie che si passano un segreto, e magari acquistavano il giornale normale soltanto perché servisse da copertina e copertura al giornale clandestino. Adesso tutto è esplicito ed esplicitato, il divenire di uomini e cose spesso è crassa pornografia nazionalpopolare, con effetto di Mitridate costante, e le copertine che un tempo erano hard a confronto con certi titoli di giornale sono ora soft, se si dice cicciolina si pensa solo ad una ragazza grassoccia.
L’edicolante spesso fa anche i fax e le fotocopie, esercita una minima vendita di prodotti da cartoleria, quaderni e notes e penne e fogli e buste, smista biglietti dei mezzi pubblici, ricarica telefonini, perfora tesserini a punti. E vende anche giocattolini primari per bambini. Ma soprattutto fa evolvere il suo negozio in libreria e rivendita di dvd, non necessariamente passando attraverso i prodotti di questo genere acclusi ai giornali. C’è ormai una gamma precisa di libri da edicola: gialli e storici, prontuari di improvvisati esperti di cucina, biografie di donne celebri, almanacchi e calendari. I dvd spesso sono tematici: raccolte sugli squali, sulle rovine del Machu Pichu, sugli alieni, tutta roba fondamentale per la paracultura anzi la parà-cultura, come diceva Marcello Marchesi, la cultura sommaria, bruta di chi affronta il mondo per papparselo in due incontri-scontri.
L’edicolante non lo sa ma sta lentamente propiziando la nascita di due categorie di rivendite di giornali: la cattedrale estesa, espansa, dove si vende di tutto, proprio come in certe cattedrali del culto, e la parrocchia di campagna, cioè il chiosco classico, piccino, isolato, delimitato, nato per vendere i giornali e basta, senza lo spazio per dilatare la sua natura.
1 commento su “Gli edicolanti custodi del bazaar”
I commenti sono chiusi.
Buona la premessa dell’articolo, pessime le conclusioni che denotano evidente superficialità e carenza di conoscenza. Mi premurerò di “rispondere” il prima possibile a GPaolo Ormezzano.
Un abbraccio.
PLuca