Domenico Quirico via Lastampa.it
E’ una cordata, a dir poco, molto eterogenea. C’è il mecenate Pierre Bergé, il compagno di Yves Saint-Laurent, che si è stufato di gettar via i milioni ottenuti vendendo mobili, quadri e memorie del geniale «couturier» per finanziare i lussi di Ségolène Royal e che ha deciso di dedicarsi ai giornali. Poi Matthieu Pigasse, enarca, banchiere glamour presso Lazard, soprannominato il «ministero bis dell’Industria» per il ruolo che gioca in tutte le grandi avventure economiche francesi.
Nei salotti dove corrono i milioni è considerato un oracolo, ma anche i capi di Stato ne ascoltano volentieri le intuizioni: ha aiutato ad esempio il presidente boliviano Morales a nazionalizzare il suo gas. Dicono abbia un debole per la carta stampata, non solo perché è stato compagno di una nota telegiornalista. Soprattutto nel senso che adora diventarne proprietario. Ha fatto suo il settimanale molto di tendenza «Inrockuptibles». E poi il più singolare e intrigante, Xavier Niel, un diavoletto quarantenne del business ideativo: ha inventato mille cose tra cui Freebox, 4 milioni di case francesi collegate grazie ai prezzi stracciati. Questo perturbatore di successo è soprannominato «l’emmerdeur» e i molti nemici che ha ricordano che nella sua biografia figura anche una giovanile detenzione per prossenetismo aggravato.
Da ieri questi tre moschettieri sono proprietari di una venerabile istituzione francese, anche se spiegazzata dai debiti e dalla crisi della carta stampata: il quotidiano Le Monde. Hanno vinto la corsa per la ricapitalizzazione che costerà loro 100 milioni di euro. I rivali si sono a poco a poco ritirati, alcuni spaventati dalla vastità dell’impegno finanziario, si è passati da 60 milioni a 100, altri dalla determinazione e dalle disponibilità del trio Bergé-Pigasse-Niel. Ultima a cedere proprio prima dell’ultimo voto ieri al consiglio di sorveglianza del giornale la cordata formata da Perdriel, proprietario del settimanale Le Nouvel Obs, dal gigante della telefonia con appendici televisive e Internet Orange, e dagli spagnoli di Prisa, proprietari de El Pais. Esito della votazione al consiglio di amministrazione: 11 favorevoli su 20. Scontro dunque incertissimo: decisivi i nove voti dei dipendenti e i due di Louis Schweitzer, il suo e quello per delega di Perdriel, già azionista con l’1,75%, che dopo il ritiro della sua proposta, si è fatto da parte.La battaglia per Le Monde non è stata solo economica e imprenditoriale, ma anche politica. Un grosso aiuto ai vincitori, non si sa quanto involontariamente, l’ha dato il presidente Nicolas Sarkozy. Quando ha convocato il direttore del giornale, Eric Fottorino, annunciandogli che Bergé, Pigasse e Niel non erano di suo gradimento, troppo a gauche. L’Eliseo preferiva Perdriel, che è di sinistra anche lui, ma costretto ad allearsi con Orange per riempire le casse e quindi teoricamente più condizionabile. Mossa sbagliata: perché i giornalisti di Le Monde, cui spetta un parere sulla ricapitalizzazione, consultivo ma importante, hanno immediatamente deciso di osteggiare la scalata dell’antipatico presidente votando al novanta per cento l’offerta di Bergé, Niel e Pigasse. Le elezioni presidenziali si avvicinano, Bergé e Pigasse sono sostenitori dichiarati del socialista Strauss-Kahn possibile insidioso rivale del presidente. Concedergli il più prestigioso giornale di Francia sarebbe mossa azzardosa. Di qui le manovre del Palazzo.