Urne amare per le penne subalpine. L’esito delle urne per il rinnovo dell’Ordine piemontese dei giornalisti è inequivocabile: esce sonoramente sconfitta la presidenza uscente di Sergio Miravalle e, per la prima volta dagli anni Settanta, la componente progressista perde la maggioranza. La partita si è chiusa al ballottaggio, necessario perché tra i professionisti nessun candidato ha superato il quorum al primo turno: 4 eletti per la corrente “Insieme per l’Ordine” (oltre a Miravalle Silvia Rosa-Brusin della Rai, Alberto Sinigaglia della Stampa e Marina Verna), 2 ai ribelli di matrice cattolica “Uniti per l’Ordine” (Paolo Girola della Rai ed Emmanuela Banfo dell’Ansa), 3 all’area dei “Giornalisti indipendenti” tutti pubblicisti (Ezio Ercole, Marisa Bianco e Renzo Ozzano).
Un risultato che, almeno sulla carta, consegna l’Ordine all’ingovernabilità. Al punto che più d’un collega stamattina evocava la celebre definizione scalfariana sui poteri “forti” per descrivere lo stallo: giornalisti di panna montata. Il riferimento è alla perdita della leadership nella categoria da parte del fronte progressista: «Hanno pagato l’arroganza e il settarismo con i quali hanno governato sindacato e Ordine», sostiene un autorevole dirigente «nonché l’opacità con la quale hanno gestito i processi di ristrutturazione alla Stampa e a Tuttosport».
Poiché nessuna corrente ha ottenuto la maggioranza (7 su 9), sono ora possibili tre scenari: una presidenza di garanzia, per la quale si fa il nome di Sinigaglia, debole ma che potrebbe ottenere il consenso di tutti; un trust rosa, affidando la transizione per stemperare le asperità politiche alla trimurti Rosa-Brusin, Banfo, Bianco; l’elezione di Girola in accordo con Ercole che, nei fatti, diventerebbe il presidente-ombra dell’Ordine. Un ultimo dato, a nostro giudizio significativo: su oltre 6mila iscritti all’Ordine, oltre un migliaio di professionisti, hanno preso parte alle votazioni 401 iscritti professionisti. No comment.