Mancano pochi giorni alla partenza, il 3 giugno, e già la Fimmg, la Federazione medici di base del Piemonte, mette le mani avanti: “La grande rivoluzione Brunetta del certificato medico che viaggia online dallo studio del medico all’Inps è destinata ad esordire nel caos”. La prossima settimana, al termine della visita, il medico dovrebbe registrare sul computer i dati del suo paziente e con un clic inviare il certificato medico all’Inps. Un risparmio di tempo e di costi che Brunetta calcolava in 500 milioni di euro per tutta l’Italia.
Con l’inizio di luglio la fase sperimentale termina e dal 3 agosto il vecchio certificato di carta dovrebbe andare definitivamente in pensione. “Ma non illudiamoci – anticipa Giulio Titta, segretario regionale della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale – in quanti paesini del Piemonte non esiste ancora l’adsl? Dopo alcuni rinvii, adesso si vuole partire ma senza verificare le condizioni pratiche per farlo. Inoltre il sistema centralizzato del ministero (la sigla è Sac, mentre la Lombardia ha un sistema autonomo) a cui i medici devono inviare i dati perché siano a loro volta mandati all’Inps non è ancora operativo”. Il terzo anello debole del sistema, incalza Titta, è la distribuzione del pin di accesso, il codice che permette di entrare nel programma.
“Sappiamo bene che sono arrivati in assessorato e che sono stati distribuiti alle aziende, ma per ora nessun medico ha ricevuto comunicazioni in merito e mancano solo pochi giorni”.
Tutta colpa delle resistenze alle innovazioni quando non sono accompagnate da incentivi economici? Titta nega che i medici non facciano la loro parte, ma ammette che qualche lamentela c’è stata: “Qualcuno protesta dicendo di voler fare il medico e non il burocrate, ma in generale vorremmo che la responsabilità del ritardo non ricadesse sempre sui medici di base”. Tanto più, aggiunge “che la novità dovrebbe riguardare anche gli ospedalieri, i quali sono coinvolti nell’innovazione, ma mi pare che neppure lo sappiano.