Francesco Tadini, noto gallerista milanese 50 enne figlio del pittore Emilio Tadini, è stato arrestato con l’accusa di avere avuto rapporti sessuali con una minorenne in cambio di denaro e di detenere un ingente quantità di materiale pedopornografico, foto e video, tra cui anche immagini di bambini seviziati, torturati, legati con funi e costretti ad atti sadici. Il 17 febbraio scorso Tadini era stato interrogato per oltre due ore in Procura, a Milano, perché indagato con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile nell’ambito di un’inchiesta del pubblico ministero Antonio Sangermano sullo sfruttamento di giovani ragazze straniere. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il gallerista avrebbe avuto rapporti con prostitute minorenni e, a suo carico, ci sarebbero anche alcune intercettazioni telefoniche che dimostrerebbero la sua volontà di avere incontri con bambine.
Le immagini trovate durante una perquisizione nei supporti informatici di Tadini ritraggono anche bambini di meno di 10 anni sottoposti a torture e sevizie a sfondo sessuale. Il gallerista, arrestato su un ordine di custodia cautelare in carcere firmato dal Gip Michaela Curami su richiesta del Pm Antonio Sangermano, si sarebbe giustificato di fronte ai magistrati e agli investigatori sostenendo che il materiale trovato era custodito «per indagare artisticamente l’abiezione umana».
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In una conversazione intercettata con una prostituta rumena di nome Elena, Tadini chiede incontri con ragazze e bambine. La donna dice che può fidarsi di lei, che mai lo truffaterebbe, e fa riferimento all’episodio del 21 dicembre dicendo: «Hai visto che ti ho portato una quindicenne». Quando lui parla di bambine e chiede se è possibile picchiarle durante gli incontri, lei gli consiglia di «andarci leggero, perché si tratta di bambine». Tadini ha ammesso nell’interrogatorio il rapporto con una ragazza nel dicembre scorso, affermando però che la giovane era maggiorenne. Ma gli inquirenti, stando a quanto si apprende, non gli avrebbero creduto, anche perché il prezzo versato, pari a 500 euro, appare sproporzionato stando alle tariffe chieste dalle rom, tra i 30 e i 50 euro.
All’inizio dello scorso febbraio, grazie a un decreto di perquisizione, gli agenti della Mobile avevano condotto una perquisizione presso gli spazi a disposizione del gallerista, scoprendo un’enorme mole di materiale pedopornografico: circa 1.250 fotografie, 14.028 file visibili direttamente, 424 file compressi, 4 video compressi, 46 video immediatamente consultabili e 34 file protetti da password. Il gallerista è stato recluso nel carcere di San Vittore a Milano.
Sul sito dello Spazio Tadini di via Jommelli è stato messo online il seguente comunicato: «L’associazione culturale Spazio Tadini, a seguito delle ultime notizie diffuse a mezzo stampa circa l’indagine che vede coinvolto Francesco Tadini, ritiene doveroso ricordare che da febbraio egli non è più né presidente, né direttore artistico dell’associazione. Questa decisione è stata presa da Francesco Tadini per rispetto e dovere nei confronti di tutti coloro che collaborano con l’associazione culturale. Oggi ne ricoprire l’incarico Melina Scalise».