La vertenza nata a La Stampa circa la nuova iniziativa sul web dedicata ai quartieri non fa passi in avanti e pare risvegliare solo un tiepido interesse di pochi. Ieri vi è stato un nuovo incontro fra direzione e cdr, ma senza esiti. Le trattative sul contratto integrativo restano congelate.
Ma il progetto, subito bloccato, di mandare nei quartieri una mini-troupe con telecamera e regista per produrre piccoli servizi registrati sui problemi locali, progetto non concordato con il cdr, ha messo in luce il sistema di produzione delle nuove pagine dedicate ai quartieri, coordinate – è vero – da una cronista da pochi anni a La Stampa, ma affidate a una decina di giovani volenterosi non contrattualizzati, non iscritti né all’albo dei pubblicisti, né tanto meno a quello dei giornalisti.
La cosa – che in un non lontano passato avrebbe provocato duri interventi del sindacato e minacce di scioperi – ha fatto comunque storcere il naso a più di un redattore, senza peraltro andare al di la di un silenziato mugugno a testa bassa. Una reazione discreta giustificabile dalla difficile situazione del giornale e dalle decine di prepensionamenti previsti.
Ma quello che ha stupito maggiormente, a parte l’evidente abusivismo tollerato, è il compenso che sarebbe versato – e che ufficialmente è negato – per ogni pezzo pubblicato, ai dieci collaboratori di “Quartieri”: si parla di 8 euro lordi, cioè di poco più di 6 euro netti. «A fare bene i conti – si lascia scappare un redattore che preferisce l’anonimato – è poco più della paga dei clandestini raccoglitori di frutta che si sono rivoltati a Rosarno e che proprio noi abbiamo stigmatizzato con numerosi servizi sul giornale: dopo lo sfruttamento in agricoltura abbiamo inventato anche quello nel giornalismo».