Al cda del Csi, il consorzio informatico pubblico, non è stata sufficiente la lunga seduta di ieri, durata un’intera giornata, interrotta dalle 13,45 alle 18 per tentare di trovare una quadra non tanto sul nome del nuovo direttore quanto sull’opportunità di procedere alla nomina nelle more di fine legislatura regionale. Si è concluso, quindi, con l’ennesimo nulla di fatto il braccio di ferro ingaggiato da settimane tra i consiglieri di corso Unione Sovietica e la giunta Bresso sulla sostituzione di Renzo Rovaris, da oltre trent’anni capo indiscusso del Consorzio.
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Il direttore del Csi è un posto certamente di prim’ordine. Per provvedere alla scelta del numero uno operativo è stata incaricata una famosa società milanese di cacciatori di teste che dopo una lunga selezione ha presentato una short list formata da tre candidati. Dopo i colloqui di rito, la maggioranza del Cda si è espressa per Maria Grazia Filippini, 44 anni, milanese, ceo e vicepresidente di Sun Microsystem e forti legami con il Pd meneghino. Ma la notizia di ieri è che mentre ci sarebbe un’intesa di massima sull’accettazione dell’incarico, sarebbe ancora in alto mare l’accordo sui compensi. La sua richiesta è di mantenere, grosso modo, la medesima retribuzione (rinunciando a qualche extra) che percepisce dalla multinazionale, cioè sull’ordine di 300mila euro l’anno. A Torino ne offrono al massimo 220 e benefit ridotti all’osso. Un impasse che sembrerebbe abbia indotto più d’un consigliere a riprendere in esame la candidatura di Stefano De Capitani, 41 anni, ex amministratore delegato di Insiel, società di informatica della Regione Friuli Venezia Giulia, incappato in qualche guaio (più formale che di sostanza) con il suo ex datore di lavoro.