Le confessioni di Giuliano S.

Dai verbali delle confessioni di Giuliano Soria (via Repubblica)

«Ero arrivato a un livello di tensione insostenibile, probabilmente avrei dovuto recedere da alcune delle mie attività prima di arrivare a quel punto». È il 16 marzo 2009 e, per la prima volta, Giuliano Soria compare alle 9.38 del mattino davanti al gip, Silvia Salvadori, che ha autorizzato la sua cattura chiesta dai pubblici ministeri. È il cosiddetto «interrogatorio di garanzia». Spesso, in quell´occasione, gli imputati si avvalgono della facoltà di non rispondere. Non è così per l´ex patron del Grinzane che, invece, accetta le domande del giudice.

Dice ancora poco, si rifiuta di confermare qualsiasi versione del maggiordomo che lo accusa di molestie sessuali («Ho detto le frasi che mi vengono contestate, ma aggiungo che gran parte delle volte erano dette in tono scherzoso»), non accenna ancora ad ammettere nulla sui soldi pubblici sottratti per comprarsi un alloggio e per farne ristrutturare arredare altri due, ma comincia a rivelare lo scenario sconvolgente nel quale sono piombati lui e la sua «creatura».


La confusione di spese, gli ammanchi ingenti, il tentativo disperato di tenere in piedi un baraccone che ormai fa acqua da tutte le parti. Lo ammetterà il professore il giorno dopo, il 17 marzo, questa volta davanti ai pm Gabriella Viglione, Valerio Longi e Stefano Demontis: «Abbiamo un debito con i fornitori di un milione di euro. Con le banche abbiamo un´esposizione di un milione e 800mila euro». L´accusa non ha ancora scoperto le sue carte, Giuliano Soria non ha ancora capito se gli inquirenti sanno già tutto sulle somme usate per comprare l´appartamento di 500 metri quadrati di via Montebello 21 e per farlo restaurare e arredare assieme a quelli di Ospedaletti e Parigi. Nelle risposte naviga a vista, cita il mutuo acceso per l´acquisto, le spese effettuate quando era ancora in affitto, il testamento che lascia quei beni al Grinzane.

Il fondatore del Grinzane, però, sa che i segreti finanziari del premio sono ormai scoperchiati, perché da due settimane la Guardia di Finanza sta lavorando negli uffici e sui computer. Capisce che deve spiegare, dare conto di quanto ormai è evidente. Ed ecco allora la sua «difesa», un modo certamente per provare a giustificarsi, ma sicuramente anche una «verità» per chi da tempo aveva assistito all´esagerazione dei troppi appuntamenti del premio letterario e, nello stesso tempo, alle nevrosi che sembravano essersi impadronite del suo creatore.

«La moltiplicazione delle iniziative era dovuta alla necessità di aumentare i finanziamenti al fine di cercare di affrontare l´esposizione sempre crescente. Diciamo che con ogni nuova iniziativa riuscivamo a spendere meno dei finanziamenti che ricevevamo e, poi, sovradimensionando le spese generali nei rendiconti, far apparire una spesa maggiore di quella affrontata». I pm capiscono che questa prima ammissione è l´inizio di una possibile conferma di tutto ciò che essi hanno comunque già in mano, solidamente ancorato a ispezioni bancarie, visure catastali, prime collaborazioni di chi al premio lavorava e soprattutto di chi da Giuliano Soria era stato maltrattato e offeso. Fanno domande sulle case, sulle società di copertura affidate a Carmelo Pezzino, sulle false fatture, sulla girandola di finanziamenti della Regione e dello Stato stornati e trasferiti.