E’ dalla notte di martedì che il gruppo di studiosi di Ithaca, la no-profit di Politecnico e Siti, lavora senza sosta sulle immagini dei tre satelliti dell´Agenzia spaziale italiana, per mappare in tempo reale edifici crollati e vie d´accesso alla zone più colpite dal terremoto di Haiti. Il lavoro che servirà a guidare i soccorsi del World Food Programme è pronto questa mattina e traccia uno scenario tragico: «Nell´area più colpita della capitale, quella a est vicino alla costa, dove si trovano tutte le sedi diplomatiche, il 40% degli edifici sono crollati» racconta Piero Boccardo, direttore della associazione.
E aggiunge: «Noi attraverso le immagini di tipo radar dei nostri satelliti stiamo tracciando gli edifici crollati, l´accessibilità delle strade che sono piene di macerie o dei ponti quando sono ancora integri, verifichiamo dove si stanno raccogliendo le persone per indirizzare lì i soccorsi e cerchiamo spazi aperti nella zona periferica della città che rappresentino potenziali piste di atterraggio per gli elicotteri».
Ithaca esiste da circa tre anni e fino a oggi ha lavorato in modo simile su cataclismi naturali come alluvioni, tsunami, esondazioni e terremoto. Fu la prima al mondo a mappare anche la zona del Myanmar colpita dal ciclone Nargis a maggio 2008. «Nei nostri studi sviluppiamo mappe delle zone che possono essere oggetto di catastrofi e le sviluppiamo in tempo reale – dice Riccardo Roscelli, presidente di Ithaca – l´obiettivo è fotografare l´entità del territorio in situazione critica se è possibile raggiungerla se sono saltati i collegamenti e prevedere anche quanti abitanti sono stati colpiti».
Il gruppo di ricercatori di Ithaca proviene da tutto il mondo e vanta un filo diretto con «World Food Programme» il programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. L´assoluta eccellenza del lavoro che garantisce è forte della professionalità degli esperti di cui si avvale e dalla qualità delle immagini satellitari di cui usufruisce. Si tratta di immagini che nulla hanno a che fare con le fotografie che siamo abituati a vedere, ma che come un radar mappano il territorio a 50 centimetri dal suolo senza essere disturbate dalle nuvole. In questo momento questa tecnologia ha permesso di tracciare in pochissime ore la mappa che la World Food Programme utilizzerà per portare i primi soccorsi.
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