Sul tema il bloggante si è astenuto da interventi fino ad adesso per evitare di alimentare questa querelle che al solito più si allontana dai fatti e più diviene sterile.
Ma sembra ci sia la necessita di fare un po’ di chiarezza per attenersi ai fatti e non al fumus persecutionis. Da persona che ha parlato con i colleghi in Stampa che hanno seguito i fatti e ha letto e seguito gli stessi.
1) Marco Giacosa nel suo blog ha segnalato alcune come le definisce lui “coincidenze” relative al concorso Bravo Bravissimo.
Bene a seguito delle stesse sarebbe stato importante far seguire delle prove provate concrete o un esposto agli enti preposti per richiedere, come e’ ovviamente nei suoi diritti, la verifica delle condizioni dei partecipanti e nel caso l’invalidazione dei vincitori del concorso.
2) I referenti di stampa.it hanno sottolineato al gestore del blog che il contenuto di alcuni suoi post violava quella che e’ la netiquette dei blog.
In interpretazione del bloggante per es con “materiale offensivo o diffamatorio nei confronti di chiunque” oppure ” materiale che promuove o fornisce informazioni che possano causare pregiudizio a terzi”
Dopo la comunicazione e in ottemperanza alle regole i referenti hanno dovuto sospendere il blog che violava la netiquette
3) Per chi non avesse le idee chiare sulla diffamazione prego leggere http://it.wikipedia.org/wiki/Diffamazione
In particolare, “la giurisprudenza, con una lunga opera di interpretazione, ha elaborato dettagliatamente i limiti di operatività del diritto di cronaca; le condizioni, cioè, necessarie affinché il reato di diffamazione venga scriminato dalla causa di giustificazione in discorso. In sintesi, perché operi la scriminante, è necessario:
a) che vi sia un interesse pubblico alla notizia;
b) che i fatti narrati corrispondano a verità;
c) che l’esposizione dei fatti sia corretta e serena, secondo il principio della continenza”
4) Da questo si è scatenato un polverone di accuse e polemiche che passa da presunte violazioni della liberta di espressione alla presunta volonta di nascondere malversazioni nella gestione del concorso e chi piu’ ne ha piu ne metta.
5) Per ovvie ragioni di coerenza sono stati sospesi altri blog che riportavano gli stessi contenuti che avevano determinato la sospensione del blog di Marco Giacosa
6) Nel gran fiorire di parole e post si stanno perdendo per strada altri fatti che sono avvenuti nel frattempo … ne elenco alcuni
Egregio signore,
per l’amor dei fatti che egli dimostra è mio dovere comunicarle che Lastampa.it NON mi ha affatto comunicato che stavo violando regole ma ha deciso, d’imperio e improvvisamente, di sospendere il blog alle 19.02 del giorno 4 aprile 2007.
Questo è un fatto dimostrabile.
Che non sia dimostrabile che il concorso ha premiato gli amici degli amici, ciò non significa che questo non sia vero. Il senso del ridicolo che circonda in questi giorni la redazione web de La Stampa e la famiglia Doto che si affretta a correggere il sito Internet ne è la prova morale, sebbene non probante a livello giuridico.
Marco Giacosa
Tutto bene, tutto corretto…
Ma siamo così sicuri che la stessa regola valga in generale?
Ovvero, in questo caso era contro l’editrice La Stampa (un “contro” molto light) e si è provveduto alla sospensione. Gli altri blog de La Stampa sono monitorati su tutti i temi e tutti i danni possibili causati dalla “diffamazione”?
Non credo.
Quindi, perdonami, ma ritengo che sospendere dei blog sia solo “incapacità” di comunicare e incapacità capire un mondo che, come tu mi insegni, non segue le regole del giornalismo classico.
Diciamo che il danno di immagine ai poveri blog della Stampa (e alla Stampa stessa) è molto elevato e forse non rimediabile.
Io avrei agito in altro modo. E secondo me anche tu. :-)
I blog sono monitorati ma tutto puo’ sfuggire, si può anche agire su segnalazione ovvero qualcuno ci indica che c’e’ qualche violazione, spesso la parte lesa, e si valuta se ci sono gli estremi, tipicamente si tratta di violazione del diritto d’autore anche perche normalmente i blogger di lastampa.it sono poco aggressivi reciporcamente e con l’esterno.
Personalmente su temi di questo genere ho un approccio che non si puo’ discostare dalle regole e soprattutto dalle leggi italiane. Non si tratta di reinterpretare il giornalismo ma di usare le regole della convivenza civile e le leggi italiane che possono piacere o meno, ma tali sono ad oggi.
In effetti se analizzi le cose la sospensione non serve a tutelare la stampa e l’eventuale diffamazione, ma le persone tirate in causa in maniera strumentale.
Se c’e’ danno di immagine, la cosa e’ assolutamente relativa dato che per difendere l’immagine non si possono fare deroghe ai comportamenti e alle leggi
Io non ho fatto scelte sul tema, ma avrei agito in maniera analoga.
Dagli elementi a mia disposizione ritengo che La Stampa abbia agito correttamente.
Un conto è il fatto legale, e mi pare, pur con qualche tirata per i capelli delle regole di netiquette, e la difficoltà di mettere in gioco il concetto di diffamazione in questo caso, che la sua analisi sia lucida e sostenibile.
Un altro conto, è la valutazione morale del comportamento censorio, sempre in questo caso, tenuto da La Stampa web, e di credibilità.
Ritengo che la Stampa web abbia fatto enormi errori nella giornata di giovedì scorso, sia tecnico/tattici, sia di giustizia (non in senso legale).
saluti
Per Marco Giacosa: nel caso abbia errato la descrizione dfella sequenza degli eventi me ne scuso, ma normalmente e ragionevolmente prima si “ammonisce” il blogger, poi si congela il blog che viola le regole.
Per il discorso dei presunti clientelismi nel concorso, dopo aver mediato l’uso di blog e google per definire responsabilita presunte, auspico un esposto da parte sua o di chi sara’ agli organi competenti per porre luce definitiva sulla vicenda e chiudere questo stillicidio di parole.
Per Guido d’Aragona: non si tratta di atteggiamento censorio come evocato in molti post ma di pura applicazione delle regole: mi scuso per la metafora, come l’arbitro che fischia un fallo. Se il tono della conversazione si attenesse ai fatti sarebbe decisamente piu’ facile uscire da questo stallo.
Gentile signore,
correggere il sito Internet dei Doto, se non è prova a livello giuridico, è per me la conferma di essere stato in questi giorni dalla parte dei giusti, sebbene dei più deboli. Ovvero di coloro i quali hanno chiesto che il blog di Giacosa, di Betta e di agnes non venissero sospesi.
Il mio personalissimo parere è comunque che l’oscuramento dei blog nulla abbia a che fare con il concorso Bravo Bravissimo. Cordiali saluti,
Guizzo
Vittorio (ti dò del tu), però è ora di finirla di considerare – da un lato – la censura come sempre sbagliata, e dall’altro parlare di regole. Perchè in quel caso, si sta facendo un gioco scorretto e non ci capiamo più nulla.
La legge, o altri regolamenti, definiscono proprio il limite in cui la censura è legittimata ad operare.
Per me, la censura è sacrosanta se si tratta, ad esempio, di censurare un film di sesso e violenza in tv all’ora in cui la guardano i minori.
Ora, il Giacosa ha snocciolato alcune circostanze imbarazzanti; non ha concluso tout court che il concorso fosse irregolare; ha chiesto chiarimenti che potevano, o no, essere dati. Il fatto è che tutti, sapendo come vanno queste cose in Italia, e probabilmente anche fuori Italia, hanno pensato a pastette, è un dato esterno, non interno alla comunicazione di Giacosa.
Le circostanze enunciate da Giacosa erano vere e documentabili (anche se non prove di “inciucio”). Vien meno dunque un dato fondamentale per definirla “diffamazione”.
Passiamo alla “netiquette”. Lì, la cosa è più dubbia, poichè c’è scritto “fornisce informazioni che possano causare pregiudizio a terzi”. Bisogna vedere che si intende per “pregiudizio”. Secondo me, Giacosa non ha causato pregiudizio, ha chiesto informazioni per formarsi un giudizio.
Non ha detto “questi qui sono raccomandati”, anche se molti l’hanno pensato a causa delle circostanze esposte.
Ma vedi, Vittorio, in un anno di blogging ne ho lette di cotte e di crude, anche nei blog de La Stampa. C’è un blogger, messo in evidenza in modalità fissa nella pagina politica, che ha scritto, in pratica, anche se non così esplicitamente, che i mandanti morali del suicidio del ragazzo italo-filippino erano le “esternazioni vescovili” un po’ troppo pesanti.
E questo “causare pregiudizio”, ben più grave, non si calcola?
Ma ti potrei fare un milione di esempi, anche più pesanti.
Il fatto è che – se la diffamazione è solo chiacchiericcio sputtanatorio – viene oggi accettato. Se invece, uno rileva e informa di circostanze imbarazzanti – non viene accettato, accusato di diffamazione e censurato.
Un’altra cosa Vittorio.
Vediamo ora il lato “etico/politico”.
Il fatto che il buon Gramellini, presidente della giuria, nei sui brillanti elzeviri prenda di mira il nepotismo, l’assenza di meritocrazia in Italia, ecc. ecc. tutte cose giuste, sta bene. Però, se poi uno, con documenti, rivela alcuni fatti, in concreto, allora no, scatta la mannaia, senza alcuna discussione. Trasparenza? E dove?
La colpa è sempre del “sistema” o degli altri. E tutti nei ranghi.
E’ una storia che ho visto da vicino, e molto istruttiva per me
Cordiali saluti.
Caro Guido …
se usciamo dai fatti e ci addentriamo in considerazioni a contorno rischiamo di perdere la bussola della realtà
Le regole devono esistere per normare comportamenti che sono inseriti in un contesto sociale e legilativo
Le illazioni di Giacosa erano illazioni. Se avesse proposto prove serie nessuno avrebbe potuto negarli risposta. Ma questo non era.
Io sarò tonto ma non mi risulta che esistano prove che i vincitori dei premi, mi scuso se non cito l’articolazione degli stessi, siano effettivamente parenti o contigui dei presunti Vip o assimilati a cui li si accosta o che abbiano rapporti privilegiati con la stampa. Quindi l’errore è stato di scatenare una ira emotiva partendo da ragioni circostanziate
Sulla netiquette mi permetto di notare che se chiunque fa illazioni non circostanziate su altre persone nuoce a queste persone. personalmente non sono troppo un garantista, ma occorre aggiungere circostanze a teorie
Condivido in pieno il fatto che spesso i blog diventano pericolosi tritacarne, e in effetti l’esempio che fai ha un suo senso, ma in questo caso i soggetti diffamati in senso lato sono una categoria professionale, non nomi e cognomi per es se dovessero essere chiusi i siti in cui si parla di politici ladri ridurremmo di molto i contenuti in rete :-)
Caro Vittorio Pasteris,
mi pare che, sostanzialmente, lei non abbia risposto al signor Aragona.
Le mie non erano né illazioni, né prove: erano coincidenze. Coincidenze reali, esistenti, certe. Coincidenze. E più di una. Invece di rispondere alle mie domande, o invece di comunicarmi che stavo violando le regole di netiquette (ho il blog dal marzo del 2006, anche nolenti mi conoscono virtualmente), sono stato censurato.
Dire che la signora Ave Massenz si collega sui blog dal server della Stampa e ha partecipato al concorso sebbene il regolamento lo vietasse, fornire le prove di questo ovvero le pagine web in cui questo si evince, è fare illazioni?
Chiedermi “prove” in senso giuridico, oscurare 3 blog, far correggere al signor Doto il sito Internet, tutto questo non fa che ricoprire di ridicolo la redazione di un quotidiano che ritenevo serio almeno al punto di fornire una spiegazione plausibile a tutto quanto è accaduto nell’ultima settimana.
Caro Marco Giacosa
Per favore spiegami dove non sono stato esaustivo nella risposta ad Aragona e vedrò di esserlo maggiormente in un altro commento …
Mi rendo conto che avere un blog sospeso puo’ dare rabbia ma analizzando le cose e accettando le regole bastava agire di conseguenza, eliminare le citazioni “irregolari”, oppure passare da asserzioni probabili o possibili a prove concrete senza urlare a presunte censure.
Personalmente non conosco ave massenz, l’ho scoperta in passato anche nei commenti di questo blog. Per curiosita che ip di uscita ti da il post, non so se si tratta di un proxy fiat, lastampa o Bt, verifichiamo …
So nuovamente di non darti risposte a te favorevoli, ma un atteggiamento come quello tenuto mi sembra serio a fronte di questioni descritte come probabili o possibili
buona serata
VP
Diciamo che se si leggono i blog non solo della Stampa la netiquette tanto tirata in ballo viene infranta un post sì e uno no.
Qui si tirava in ballo La Stampa e tac! E’ scattalo il blocco.
Questa cosa non mi piace. Ma il mondo va così.
Marco, io fossi in te fare partire una bella azione seria. Se no basta, chiudiamo ‘sta storia e pensiamo ad altro.
Caro Andrea
nello specifico non parliamo di una netiquette “assoluta” ma di regole ben chiare e descritte pubblicamente
Poi se si vuole fare dietrologia e sostenere che c’e’ stato accanimento contro questi tre blog solo perche si parlava male di stampa, la stessa avrebbe sospeso anche le decine di blog che hanno alimentato la polemica in questi giorni, ma cio non e’ stato perche’ in questi casi non c’erano estremi di violazione delle “regole del gioco”
Concordo pienamente, sta scritto qualche decina di righe sopra, sull’invito a giacosa ad una azione formale negli ambiti dovuti oppure a una bella pietrona sopra
Ho interpretato fossero in tilt perché quel pomeriggio del 2 aprile mi oscurarono senza preavviso in un crescendo di post. Puff! Buio.
Il giorno successivo mandarono 3 initidimazioni ma procedettero soltanto in due casi. Dico tilt perché in quei due giorni i comportamenti della redazione web sono stati alquanto ambigui, per me che sono al di qua. (e i giorni successivi non è che siano stati meno ambigui, ma almeno hanno agito meno compulsivamente)
Un caro saluto
Marco
Caro Vittorio, tu dici:
“sostenere che c’e’ stato accanimento contro questi tre blog solo perche si parlava male di stampa, la stessa avrebbe sospeso anche le decine di blog che hanno alimentato la polemica in questi giorni, ma cio non e’ stato perche’ in questi casi non c’erano estremi di violazione delle “regole del gioco””
ti consiglio di leggere ilguizzo.blog.lastampa.it o bizblog.blog.lastampa.it. Quest’ultimo dà esplicitamente dei “coglioni” a La Stampa. Non è diffamatorio? Non viola la netiquette? Agnès e Betta sono stati oscurati per aver pubblicato le stesse parole che ora si trovano su Andrea-Entula e su Prishilla. Perché questi due non sono stati oscurati? Le – stesse – identiche – parole.
Ascoltami: facciamo le persone serie. Allora parliamoci francamente: possiamo sindacare fino al 2036 sulla netiquette o sui termini giuridici o sull’etimologia delle parole, ma la verità è che la Stampa è andata in tilt oscurando 3 blog poiché non si aspettava di dover rendere conto su coincidenze strane davvero per una cosa che la riguarda direttamente. Il resto sono chiacchiere per ragazzini, o puro fumo senza arrosto.
Tutto qui.
Ti saluto cordialmente.
Caro Marco
Dare dei coglioni a La stampa non e’ a mio parere diffamazione perche associare un editore a una parte anatomica non è reato :-) scherzi a parte dare del coglione per quanto possa sembrare non piacevole non e’ reato, dare del ladro o del truffatore o … senza avere la certezza o le prove che “che i fatti narrati corrispondano a verità” lo e’. Ti faccio un esempio fra il divertente e l’emblematico. Una persona che conosco molto bene fu quelelata per diffamazione per avere detto in un consiglio comunale: “XXX e’ un faccendiere”. XXX lo querelo’ per diffamazione, vinse la causa in primo grado, in secondo perse, anche perche nel frattempo XXX era divenuto ospite delle patrie galere per se non ricordo male peculato e l’accusa a lui rivolta si era rivelata vera.
In effetti il fatto che altri blog ancora abbiano riportato le “famose frasi incriminate” non mi era noto e quindi devo verificare ma per coerenza sarebbero da sospendere.
Concordo che stiamo solo “allungando il brodo”, ma occorre d’altra parte stabilire con chiarezza i termini della cosa che non e’ lana caprina ma diritto.
Io ho seguito “dal di dentro” come osservatore e direi consulente la vicenda e i colleghi che la hanno seguita direttamente non si sono posti il problema di nascondere prove o altro, tanto erano al corrente che e’ facile copiare e incollare contenuti da un blog all’altro, ma si sono riuniti e parlati per definire un atteggiamento che fosse in linea con le regole definite. A vederli non mi sembravano troppo in tilt
Un caro saluto
VP
Era il 4 aprile, giusto per essere precisi!
Resto dell’avviso che, anche se non senza qualche appiglio di tipo legalistico, vista su un piano complessivo l’atteggiamento della Stampa sia stato quantomeno discutibile e sospetto.
La censura di alcune circostanze reali che mettevano in dubbio la limpidezza di un concorso a premi da loro promosso (unico caso di censura mai attuato) sembra molto più a tutela della propria immagine che di quella dei vincitori del concorso. Anche perchè, gli effettivi estremi di causa per diffamazione, obbiettivamente, non c’erano.
E’ molto più “economico” pensare che questa censura sia stata attuata per questo che per una astratta considerazione delle violazioni delle regole di netiquette.
E’ molto più “economico” pensare che i tre blog furono chiusi in rapida sequenza secondo una linea errata e che gli altri, che riportavano le medesime indicazioni, non furono chiusi per una valutazione di opportunità (fa più notizia, è più lesiva per l’immagine del giornale e per la curiosità pubblica una strage di blog che la diffusione di notizie sospette su un concorso, peraltro non tali e conclusive per provare irregolarità, e nemmeno esposte come tali).
Come dicono i napoletani “acca nisciun’è fesso” :-)
Comunque, la frase dei “coglioni” poi l’ho levata.
E’ più facile che sono coglione io :-)
Vorrei ancora sprecare un po’ del mio tempo e del tuo per allargare a considerazioni più generali.
Quando Mastella ha proposto la scellerata e fortunatamente abortita legge che prevedeva la condanna a molti anni di carcere a chiunque avesse esposto tesi negazioniste o che mettevano in dubbio circostanze riguardo all’olocausto, molti storici, non certo negazionisti, si ribellarono.
Lessi un commento di uno storico che insegna alla Univeristà di Torino, che disse in sostanza: se si nega la possibilità di pubblicare tesi errate, e dunque di confutarle pubblicamente, la ricerca storica perderebbe di credibilità in assoluto. La Storia è una scienza e si basa dunque sul principio che ogni ipotesi è ammessa, e se è errata lo si dimostra. Censurare quelle idee errate alimenterebbe in realtà il sospetto che il negazionismo contenga elementi di verità che, per ragioni politiche si vuole nascondere.
Chiaro no? Sono perfettamente d’accordo (anche perchè poi, verrebbero tacciati di negazionismo anche quelli, non negazionisti, che parlano di uso strumentale dell’Olocausto, e poi ecc. ecc.)
Che c’entra? C’entra. Perchè se uno pubblica circostanze (ammettiamo pure, errate) e viene semplicemente censurato e non confutato, si alimenta il sospetto che siano state censurate proprio perchè vere (che, se fossero false, sarebbero state confutate facilmente).
E questo, a maggior ragione in un contesto dove ogni sputtanamento generico di persone, Istituzioni (specie pubbliche) viene non solo tollerato, ma a volte anche alimentato dai media.
Legggendo il post incriminato e cercando di essere il più possibile imparziale, devo dire che il sentimento che mi ha suscitato (non bello) non è nei confronti delle persone, ma de La Stampa stessa. Quindi come primo punto, e sempre a mio avviso, chi fa una pessima figura (e quindi oggetto della resunta diffamazione) non sono le persone, ma l’azienda che ha indetto il concorso.
Invece di oscurare il blog, sarebbe bastato che La Stampa fornisse le risposte dettagliate che Marco Giacosa aveva chiesto. Nella blogosfera le cose funzionano così e Vittorio lo sa benissimo. Se il concorso è regolare è evidente che La Stampa deve essere in possesso di informazioni che chiarificano i punti oscuri: e allora perché non diffonderle? Non si tratta di un organo di informazione? Non sarebbe un atto di trasparenza? Agendo come ha agito, La Stampa ha solo alimentato i sospetti di coloro che pensano “Hanno fatto le pastette, li hanno scoperti e adesso non sanno come fare, quindi fanno le voce grossa e contrattaccano con un dispiegamento di forze”.
Ripeto, sarebbe bastato replicare punto su punto e chiedere di rettificare. Sono certo che a fronte di chiarimenti, Marco Giacosa avrebbe acconsentito di buon grado.
Caro Andrea
Se tu pensi alla macchinazione sei libero di pensarlo …
Ti chiederei se ti pare un giudizio al prestigioso
http://mfcailloux.blogspot.com
che appreziamo molto entrambi per un parere da una persona che vive per l’editoria e con la stessa …
Lo schema “blogosfera” che proponi e’ riduttivo
Partiamo dal modello “blogosfera”: io scrivo nel mio blog che YYY e’ un ladro perche ha rubato 2 mele ma non do prove di queste azioni. YYY viene da me e mi fa causa per diffamazione, io secondo la legge italiana posso essere considerato il responsabile del materiale del dominio pasteris.it e mi prendo carico di denuncia e conseguenze
Qui abbiamo una azienda editoriale che offre un servizio di blog a un blogger. Il soggetto vittima di diffamazione potrebbe fare causa a blogger e testata editoriale e per evitare ogni tipo di problematica esiste una serie di regole per evitare comporatamenti che creino problemi alle due parti. Es un blogger copia una foto da una fonte, la fonte se ne accorge e ce lo segnala, noi lo segnaliamo al blogger e se non stacca il materiale dobbiamo sospenderlo
Parliamo di risposte: la stampa ne ha date in varie sedi (leggi mail e blog) ma spesso sono state ignorate.
vedi ad es
http://esulipensieri.blog.kataweb.it/il_mio_weblog/2007/04/scrive_la_stamp.html
e altro
Ora si dovrebbe lavorare per uno “specchietto riassuntivo” che riunisca in un unico contesto le risposte im modo da chiarire tutto quello che e’ nelle competenze dell’editore
Completamente d’accordo con Andrea Beggi (e quando mai).
Oltre tutto questi episodi non fanno che rafforzare l’idea che la stampa sia la voce della fiat e degli agnelli.
Mai detto che penso alla macchinazione. Volevo solo far notare che il comportamento di La Stampa (che se tu mi dici legittimo io ci credo, perché ti conosco e mi fido di te: “meccanismo blogsfera”) anche se perfettamente legale non è il più adatto ad una situazione del genere. E’ una caduta di stile e con un comportamento più attento si sarebbe evitata qualunque polemica.
E il tuo esempio non mi pare calzante con la questione.
Recentemente si sono diffuse voci che un tizio precedentemente amministratore delegato di una società che ha contribuito alla creazione di Italia.it, in qualità di esponente del governo ha dichiarato che il sito va bene così. Molti sono chiesti malignamente se non ci fosse un interesse personale, ma nessuno si è lamentato di essere stato diffamato. Un’ affermazione (“Beggi è un ladro!”) contro un dubbio legittimo (“Dove ha preso i soldi Beggi, per comprare una Ferrari?”). é meglio querelarti o dirti: “Ho vinto al Superenalotto!”?
Scusa Andrea:
non ho capito la seconda parte del tuo commento, me la unzippi ?
a presto a Ge
VP
Aggiornamento iconografico
ora e’ arrivato anche il banner animato
Il ministro Nicolais era nel CDA di its, che assieme a ibm ha vinto l’appalto per italia.it
C’era già, Vittorio…
Ha parecchi giorni, quel banner…:)
Buon weekend!
Buongiorno, sono l’autore del banner animato che ha scoperto per puro caso questo nuovo “fronte” di discussione e che ha partecipato, credo abbastanza attivamente, a diffondere l’idea di censura.
Ora, io onestamente non so come siano andate realmente le cose, nè da che parte stia la verità. Però mi piacerebbe davvero scoprirlo. E, se nello scoprire che io e la verità siam seduti ai lati opposti del tavolo, a fare anche ammenda. Solo che la questione si è attorcigliata parecchio su se stessa e mi viene difficile giudicare con sensatezza. Anche perchè, tentando di riassumere grossolanamente, a fronte di riscontri di coincidenze e di chiarimenti non è che ci siano state risposte tali da poter fugare ogni dubbio (bastava anche qualche, forse). Il resto, poi, credo sia precipitato da sè, coinvolgendo termini come netiquette, scelte editoriali, diffamazione, censura, libertà di stampa, etc. etc. etc. che non han permesso (da una parte e dall’altra) un sereno confronto successivo. Male, molto male. Ci può stare che un alunno sgarri in classe. Ma se l’insegnante, oltre che a punire, spiegasse il dove e il perchè si è andati incontro alla punizione, male di sicuro non fa. Perchè poi capita che uno (in malafede o no) si metta a pensare “ecco, ce l’hanno sempre con me” e via discorrendo.
Ora, a distanza di dieci giorni da quel giorno fatidico, che si può fare per ristabilire la giusta versione dei fatti? Confesso di aver perso la bussola e di non capire più le ragioni di uno e le ragioni dell’altro. e questo non è bello…
Ah, dovrei anche aggiornare il banner animato inserendo il nuovo blog oscurato. Perdonatemi se in questi giorni non lo farò, ma sarò spesso in trasferta e non so quanto potrò controllare le discussioni in corso.
Cordiali saluti
Ho tentato di capire seguendo diverse strade.
1. ho letto i resoconti su alcuni blog;
2. ho letto la netiquette che ogni blogger dichiara di accettare;
3. ho chiesto direttamente spiegazioni ad Anna Masera, responsabile di La Stampa Web;
4. ho aperto un blog sulla piattaforma de La Stampa all’indirizzo http://virquam.blog.lastampa.it per verificare l’esistenza effettiva di un’azione censoria.
I risultati che ho ottenuto:
1. non so (nessuno sa) se gli elementi di dubbio che riguardano il concorso siano realmente irregolarità o soltanto, appunto, dubbi. Ma la mancata risposta può rappresentare una difficoltà a farlo in modo esauriente;
2. il materiale indicato come “offensivo”, non sembra esserlo. Certamente non vi è traccia di diffamazione né di intenti accusatori;
3. Anna Masera implicitamente conferma la presenza di lati oscuri nella gestione del concorso in oggetto, parlando di indagini in corso, tuttavia non spiega il ricorso all’oscuramento, trincerandosi dietro paroloni come democrazia, anarchia e regole;
4. non appena ho pubblicato il testo incriminato sul blog che ho aperto all’uopo, l’account mi è stato sospeso senza spiegazioni.
L’idea che mi son potuto fare sulla vicenda si basa perciò sulla mia esperienza personale. La corrispondenza tra me e la signora Masera ed il testo che ha provocato la sospensione immediata di http://virquam.blog.lastampa.it sono comunque consultabili sul mio blog.
Vorrei avere una volta per tutte le spigazioni più volte richieste riguardo
la sospensione del mio blog. In particolare in quali righe si ravvisino
violazioni della netiquette. Una vostra ulteriore mancata risposta non mi
farà desistere dal ripetere le mie domande:
1.
“E’ un caso che Andrea Mascarino e Emanuela Locci siano colleghi nonché
unici lavoratori alla società di grafica “Grafando” (www.grafando.it) che ha
come clienti, tra gli altri, il Toroc e la Provincia di Torino?”
Si tratta di una domanda. Un dubbio, quindi, riferito a persone enti e
società i cui rapporti sono pubblici. Non ci sono offese, né dati sensibili
divulgati, né insinuazioni, né falsità.
2.
“E’ un caso che due dei sei vincitori portino i cognomi Bruzzone e
Mascarino, ovvero sono forse parenti della giornalista de La Stampa Maria
Grazia Bruzzone e dei giornalisti Brunella Mascarino e del defunto Ezio
Mascarino?”
Altra domanda, altra rilevazione di una coincidenza senza offese né dati
personali divulgati. La coincidenza esiste e non ci sono illazioni d’alcun
tipo.
3.
“E’ un caso che il vincitore Andrea Doto provenga da Sommariva Bosco come il
più noto Angelo Doto (www.angelodoto.it) che ha, tra le referenze, quelle di
Gian Franco Bianco, noto giornalista RAI di Torino?”
Ulteriore coincidenza, altro dubbio. Le faccio notare che fino ad ora nessun
fatto ipotetico è presentato a chi legge. I punti sono presentati in forma
di domanda.
4.
“Perché tale Ave Massenz ha partecipato (e perso) al concorso scrivendo dal
server de La Stampa, come da prove prodotte, sebbene al concorso, da
regolamento, fossero esclusi dipendenti dell’Editrice La Stampa e i loro
famigliari?”
Qui si fa riferimento alla traccia lasciata dal computer che ha spedito al
sito uno degli elaborati. L’indirizzo risulta essere quello dello stesso
giornale. E’ una curiosa coincidenza che farebbe dubitare della correttezza
di chi ha gestito l’iniziativa. Qui non si accusa (ha notato che è una
domanda?) nessuno e si nomina una persona il cui nome è nell’elenco
(pubblico) dei partecipanti.
5.
“Queste le macro questioni sulle quali ho tentato di andare a fondo. Non ho
diffamato nessuno: ho semplicemente utilizzato il modus operandi
giornalistico, quello ovvero che rende vero il verosimile e probabile il
possibile, quello che usa anche l’arma dell’ironia, quello che insinua per
ottenere smentita.
Smentita che non è mai arrivata. L’unica persona che mi ha risposto, negando
ogni mia insinuazione, è stata Emanuela Locci.”
In questo brano si parla di modalità operative d’indagine e si nomina di
nuovo una persona citata in precedenza per smentire la precedente
affermazione. Bene, non è nemmeno possibile pensare ad intenzioni malevoli,
figuriamoci ad offese.
6.
“Il signor Massimo Gramellini, presidente della giuria, ha fornito una
risposta che mi ha convinto della sua estraneità ai fatti, e mi ha chiesto
di esser tenuto fuori, cosa che ho, correttamente, fatto.”
C’è bisogno di ripetere? Viene del tutto escluso il presidente della giuria
dai sospetti, se la grammatica non è un’opinione.
7.
“Il signor Ferrua, giornalista de La Stampa e membro “operativo” della
giuria, sollecitato a rispondere a una mia prima mail, ha riferito di avere
intrapreso indagini.”
Altra notazione di comportamento corretto da parte di un componente della
giuria. Mi pare non ci sia nulla di male nel riferirlo.
8.
“Il signor Andrea Mascarino non ha mai risposto.
Dalla mail [email protected] non ho avuto risposta.
Dalla mail [email protected] non ho avuto risposta.”
Pura informazione di richiesta senza commento. Gli indirizzi e-mail indicati
sono reperibili da parte di chiunque sui siti de La Stampa.
9.
“A margine della questione e da essa indipendente, aiutato da alcuni
conoscenti virtuali della medesima piattaforma, abbiamo scoperto il
comportamento moralmente discutibile nei nostri confronti della Signora
Marina Palumbo alias Lacerba, blogger anch’ella, la quale ha dichiarato che
la signora Ave Massenz fa – o farebbe – la segretaria al palazzo de La
Stampa. (Nonché promosso prodotti commerciali griffati La Stampa, sotto le
mentite spoglie del suo blog, ma tant’è)”
E’ questo il brano ‘terribile’? E dove sarebbe l’insulto? “comportamento
moralmente discutibile” è una locuzione offensiva? Oppure è l’informazione
che Marina Palumbo è Lacerba a dover essere nascosta? Oppure dovrei tacere
delle promozioni commerciali indebite sui blog de La Stampa?
Il testo censurato e le mie domande sono tutte qui sopra, ancora una volta.
Attendo risposte altrettanto chiare, non chiedo né ho mai chiesto altro. In
assenza di una spiegazione io continuerò a ritenere arbitraria la decisione
presa nei miei confronti. Il vostro ulteriore silenzio mi autorizzerà
pertanto a definire censura l’operato de La Stampa nonché a diffondere con
ogni mezzo il vostro comportamento illegittimo nelle sedi che riterrò
opportune, anche in riferimento allo svolgimento apparentemente non regolare
del concorso all’origine della vicenda.
Non appena avrò le risposte che chiedo, sono pronto ad eliminare qualunque
elemento voi m’indichiate. Per farlo devo ovviamente conoscere nel dettaglio
cosa rimuovere, non può bastarmi una segnalazione generica.