La paura che il mondo della rete si pone è di tipo politico, etico e sociale, ma praticamente risolvibile in poco tempo utlizzando server dove la giuristizione birmano – italiana non abbia effetto.
Ma i timori e le paure che si cerchi davvero di imbavagliare la rete italiana. Via l’Unità
Con buona probabilità al prossimo Consiglio dei ministri sarà già pronto il giro di vite sui siti web. In realtà il tentativo di stringere sulle piazze è in corso da tempo. I primi segnali risalgono a più di un anno fa. I primi ad essere limitati furono i cittadini islamici. A Roma, ad esempio, è diventato sempre più difficile per gli organizzatori avere l’ok della questura per un vero e proprio corteo. La tendenza è di rilasciare permessi per presidi e sit in piazza. In un posto solo le persone vengono controllate meglio.
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«Ritengo -spiega Gozi- che i tentativi della maggioranza di controllare e di dare una normativa dura ed inflessibile alla rete siano ingiustificati e dannosi per le potenzialità del web e per la società più in generale: si tratta di tentativi mirati esclusivamente a mantenere lo status quo delle cose e, elemento ancora più grave, ad imbavagliare la libertà di manifestazione del pensiero sancita dalla nostra Costituzione».
Nel dubbio nelle lande torinesi ci stiamo organizzando per difendere non solo con tutti noi stessi il diritto alla rete, ma anche con strumenti concreti che pare in questo periodo vadano decisamente di moda. (vedi foto)
1 commento su “10, 100, 1000 souvenir della Mole Antonelliana”
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