Oltre un miliardo e mezzo di euro andati in fumo. E’ questo il bilancio per il 2009 dei media italiani: una flessione nel giro d’affari complessivo del settore compresa fra l’otto e il 10 per cento. Ovvero meno di 17 miliardi di euro contro i 18 e mezzo del 2008. Però potrebbe andare ancora peggio, perché una parte dei dati del 2009 deve essere ancora elaborata visto che l’anno ancora non è finito. La fotografia scattata dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel suo rapporto intitolato New Tv & Media 2009, che verrà reso noto ufficialmente domani 15 dicembre, è cupa. E per di più potrebbe diventare ancora più pessimistica.
Almeno per una parte importante dei mezzi di comunicazione, ovvero i media “tradizionali”.
Il rapporto racconta infatti di due tendenze opposte: il crollo verticale e senza ritorno della carta stampata e la flessione delle radio da una parte, dall’altra la crescita dei nuovi media come Internet, televisione satellitare e digitale terrestre, mondo dei cellulari. Crescita che però difficilmente riuscirà a compensare le perdite nel breve periodo.
«Non è un’ecatombe, di certo una trasformazione radicale» conferma Andrea Rangone, il docente del Politecnico che ha condotto la ricerca. lI rapporto verrà presentato come si diceva nell’ambito del convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2009 dell’Osservatorio “New Tv & Media” promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Cefriel. Durante il Convegno verranno presentati i risultati della nuova Ricerca, basata sull’analisi di più 550 canali relativi a tutte le principali piattaforme televisive digitali e su oltre 50 casi di studio realizzati mediante interviste dirette alle più significative imprese operanti nei diversi stadi di questa filiera.
Il risultato è dunque preoccupante almeno per il settore dei mezzi di comunicazione tradizionali. Riprende Andrea Rangone: «I giornali di carta stampata devono fare i conti con il calo di circa il 20 per cento nel fatturato, soprattutto ovviamente quello pubblicitario, e devono vedersela anche con un declino delle copie vendute altrettanto pesante. E francamente dubito che si riesca a tornare indietro».
Il futuro quindi è nei media digitali, settore cresciuto nel suo complesso del 13 per cento e che ormai rappresenta poco meno di un terzo del mercato complessivo di media (precisamente il 29%), quando valeva il 24 per cento appena un anno fa e il 22 nel 2007. Stiamo parlando di meno di cinque miliardi di euro, dei quali 600 milioni aggiunti nell’ultimo anno, prova concreta dei successi degli ultimi dodici mesi.