Maurizio Crosetti Via Repubblica
Sono riusciti a trasformare la Juventus in una cosa qualunque, anzi in una ben piccola cosa, e ci hanno messo soltanto tre anni. Non era facile. Ma quello che è successo nelle ultime settimane, e soprattutto nella tremenda partita contro il Bayern, supera ogni passato fallimento, nefandezze di Calciopoli a parte. Tanto che la Torino bianconera si sta chiedendo se non sia un problema di inadeguatezza. L´ha detto anche il povero Ferrara: «Siamo responsabili tutti». Verissimo, ma qualcuno di più.
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«Non sia amico dei giocatori e non ascolti nessuno», gli aveva consigliato Tardelli. «Alla Juve, Ciro è l´unico che capisca di calcio». Eppure, più che una squadra, questo sembra un gruppo di persone tenute insieme dal caso. Gente sopravvalutata (Melo), in declino (Cannavaro, Grosso, Del Piero, Legrottaglie, Trezeguet), spaesata (Diego), anarchica (Camoranesi), inadatta (Poulsen, Grygera), acerba (Caceres, che perlomeno lotta), scomparsa (Amauri), fragile (Giovinco), inguardabile (Tiago). Non si può sperare sempre in Buffon, Chiellini e Marchisio, l´unico giovane campione per il futuro. L´unico. Perché la Juventus 2010-2011 è già una squadra da rifare.
Ma prima di Ferrara, il problema può essere chi l´ha scelto, affidando a un esordiente la gestione della Juve in attesa del ritorno di Lippi: senza calcolare i rischi, dal momento che il calcio può incenerire chiunque in pochi mesi. Quando John Elkann, pure lui non espertissimo di pallone, decise di affidare i pieni poteri a Blanc, forse non considerò che metteva la Signora nelle mani di un manager e non di un uomo di calcio. Un esperto di sponsorizzazioni e numeri, però la serie A non è il Roland Garros. Il francese ha voluto annettersi tutte le cariche e continua a ripetere la parola “progetto”. Francamente, non se ne vede traccia.
L´altro grosso guasto del “progetto” è l´insipienza sul mercato. I 50 milioni di euro spesi per Diego e Melo stanno diventando un tormentone, però è così: con la stessa cifra, gente un po´ più esperta avrebbe rifatto mezza squadra. Invece Blanc ha affidato la gestione operativa dei trasferimenti a un ex allievo di Moggi, e neppure dei più smaliziati, quell´Alessio Secco che fino a qualche stagione fa alzava la lavagnetta elettronica per indicare le sostituzioni. Senza offesa, era un po´ troppo credere che questo bravo figlio potesse diventare una volpe del calcio-mercato. Si dice: ma Felipe Melo nel Brasile mica gioca così. Vero, ma attorno ha appunto il Brasile, mica questa Juve sgangherata. E comunque nessuno ha mai trasformato un cavallo da tiro in un cavallo da corsa.Ancora non è Natale, e gli juventini hanno già vissuto giorni tremendi. Le legnate contro il Palermo. L´assurda rimonta sofferta in casa contro il Napoli. La penosa sconfitta di Bordeaux contro un avversario già qualificato. La figuraccia di Cagliari, con difensori mondiali saltati come birilli. E senza Buffon, miracoloso pure col ginocchio scassato, molti altri giorni sarebbero diventati una farsa. Infine, il Bayern: uno dei momenti più bassi e umilianti di una storia secolare, il peggiore in assoluto a Torino nelle Coppe: record che non sarà facile battere. Mai vista una Juve tanto arrendevole e pavida, tanto incerta e sballata. Ma la cosa che più amareggia i tifosi è la reale mancanza di futuro: come costruire finalmente una squadra forte, e in quanto tempo? Ma soprattutto: con questi dirigenti e con questo allenatore? Con l´organizzatore di tornei tennistici? Con il ragazzo della lavagnetta?
Sa, vi facciamo un favore: cacciate tutti e noi vi diamo Cairo e Foschi!