Dadospia rilancia un articolo di Giovanni Pons su Repubblica sul caso Zunino
Le difficoltà in cui versa il gruppo Risanamento e le modalità con cui l´imprenditore Luigi Zunino è riuscito a far crescere in maniera sproporzionata la sua creatura sono ora al centro di molte discussioni. Qualcuno non si spiega come Zunino stia riuscendo a salvarsi mantenendo una quota cospicua di azioni in portafoglio. Altri si domandano come mai non vengano in qualche modo perseguiti i banchieri che hanno elargito con così tanta generosità i finanziamenti a Risanamento.
In effetti entrambe le questioni meriterebbero una spiegazione e la possibile partenza di un´inchiesta da parte della procura potrebbe far luce sulla vicenda. Bisognerebbe chiarire se Zunino ha potuto contare su alcuni rapporti privilegiati con alcuni banchieri e se oggi può vantare, sotto qualsiasi forma, strumenti di pressione che gli permettano di mantenere un ruolo di azionista che non dovrebbe spettargli.
In secondo luogo ci vorrebbe un´analisi attenta dei fidi concessi e delle garanzie prestate a fronte degli stessi. Se sono stati concessi prestiti da parte delle banche senza le necessarie garanzie, un po´ come aveva fatto a suo tempo Fiorani con Ricucci per l´acquisto di azioni Rcs, allora i banchieri dovrebbero risponderne.
È vero che prima dell´agosto 2007 il denaro costava poco e rendeva poco, dunque le banche erano alla ricerca di impieghi redditizi che hanno abbassato l´asticella del merito di credito. Ma ciò non giustifica, per esempio, il finanziamento all´80% di un´area di sviluppo poiché le garanzie prestate possono insistere solo sul terreno o su altri immobili che niente hanno a che fare con quell´area.
Infine chiediamoci come mai nessun creditore del gruppo aveva avanzato una richiesta di fallimento, visto il non indifferente scaduto nei pagamenti di Risanamento. Forse che le stesse banche hanno creato nel tempo una società “too big to fail”, il cui affondamento si trasformerebbe in un boomerang sulla loro fronte?