Due eventi simili, segno dei tempi
Un imprenditore ha presentato querela per diffamazione nei confronti di un ex collaboratore per insulti riportati sulla bacheca del profilo personale di facebook. Il caso in esame è stato riportato dalla rivista on line La voce e costituisce un caso di scuola che seguiremo dal blog. ecco la fonte della notizia: articolo della giornalista Dott.ssa Roberta Verduci. Il caso in esame solleva alcuni interrogativi: cosa si può fare nei casi di diffamazione on line ? come dimostrare e quantificare il danno all’immagine patito ? come tutelarsi?
Una delle prime cose da fare è non perdere la calma; stampare e documentare le frasi in oggetto; disabilitare la funzione che permette di scrivere sulla bacheca telematica e di estrapolare i profili; segnalare il caso a facebook; scrivere alla persona che insulta di desistere dall’attività e rappresentare alla stessa di avere segnalato il caso alle autorità competenti tramite un legale; depennare la persona dal proprio contatto; inviare mail informativa generake di notifica ai propri contatti comuni al soggetto che vi insuta.
E´ la prima inchiesta che coinvolge il social network più famoso della rete, Facebook. E nasce curiosamente da quella che con tutta probabilità è la «vendetta» di uno studente nei confronti di uno dei più stimati docenti del Politecnico di Torino. A sua insaputa il professore era stato infatti iscritto a Facebook con un profilo a dir poco sorprendente: accanto ad alcune reali informazioni (la facoltà in cui insegna, la passione per l´ideazione di strumenti per lo switching, alimentatori a commutazione) tra i suoi interessi compariva una delle peggiori perversioni: la coprofagia.
Per un mese quindi chiunque entrava nel sito cercando il professor Franco Maddaleno, 53 anni, docente del dipartimento di elettronica di potenza del Politecnico di Torino e titolare di un corso di studi al college di Irvine, in California si trovava di fronte un profilo raccapricciante. A scoprire quanto stava accadendo sulla rete è stato lo stesso professore. «A febbraio mi sono iscritto su Facebook con un alias – ricorda il professor Maddaleno – per curiosità ho ricercato sul sito i miei eventuali omonimi e mi sono trovato di fronte a questa pagina di cui non sapevo nulla e soprattutto davanti ad un sconcertante profilo che mi definiva coprofago. Ho subito sospettato che si trattasse dell´opera di qualche mio studente anche perché il mio motto quando qualcuno parla durante gli esami scritti è piuttosto semplice e si riassume in una parola: “Fuori”. In più i dati anagrafici attribuitimi erano del tutto falsi: sbagliata l´età, sbagliati l´indirizzo e la residenza. Per mia fortuna solamente due persone avevano richiesto e ottenuto la mia amicizia su quel profilo, due miei studenti che figuravano tra i contatti di quella pagina. Ed è stata una fortuna perché quel profilo è sparito poco dopo e loro mi sono serviti come testimoni».