L’Unione europea ha trovato un accordo sulla bozza della riforma del diritto d’autore. Ora l’approvazione del documento passa al Parlamento europeo. L’accordo è stato trovato dopo che Francia e Germania hanno raggiunto un compromesso per escludere le startup con meno di 5 milioni di visitatori unici al mese da alcuni obblighi della direttiva.
Secondo l’articolo 13 della direttiva le piattaforme come YouTube o Vimeo saranno obbligate a filtrare e rimuovere il materiale coperto da diritti d’autore caricato dai singoli utenti. Una petizione contro l’articolo 13 ha raccolto più di 4,5 milioni di firme. L’intesa tra i 28 stati membri prevede di lasciare più spazio agli stati membri per prevedere eccezioni a livello nazionale. Un altro elemento contestato della direttiva è l’articolo 11 sulla remunerazione di editori, giornalisti e autori, che potrebbe costringere piattaforme come Google News a concludere accordi e a pagare per mostrare frammenti snippet o titoli di articoli pubblicati altri siti.
Che cosa implicano l’articolo 11 e l’articolo 13 via Webews
Articolo 11, link tax
Questo articolo prevede che piattaforme come Google News dovranno pagare i publisher per poter pubblicare frammenti delle notizie da loro pubblicate. Tra gli avversi a questa norma c’era pure Google che aveva più volte evidenziato l’insostenibilità economica della direttiva tanto da arrivare a minacciare di chiudere Google News in Europa.
Per enfatizzare ancora di più la protesta, Big G aveva mostrato una SERP dei risultati di Google News completamente vuota per evidenziare gli effetti disastrosi che avrebbe comportato l’approvazione dell’articolo 11 della riforma europea del Copyright. Tuttavia, l’accordo raggiunto in sede europea prevede di lasciare più spazio agli Stati membri che potranno prevedere delle eccezioni che potrebbero danneggiare giornalisti, editori e autori.
Articolo 13, upload filter
L’articolo 13, invece, sottolinea che le piattaforme come YouTube o Facebook dovranno controllare i contenuti caricati dagli utenti, filtrando e rimuovendo automaticamente quelli che andranno ad infrangere il Copyright. Oltre ad essere difficile tecnicamente da realizzare, secondo qualcuno questo filtro potrebbe essere visto come una sorta di controllo su Internet in chiara violazione della libertà della rete. L’accordo raggiunto sulla riforma, comunque, prevede che le piattaforme con meno di 5 milioni di visitatori unici al mese siano esentate da questi obblighi.
Sebbene sia stata raggiunto un accordo, la riforma del Copyright non è ancora stata approvata. Il testo sarà sottoposto al Parlamento Europeo per il voto finale tra marzo ed aprile. Il tempo per modificare il testo ci sarebbe ancora. Inoltre, a maggio si terranno nuove elezioni Europee che potrebbero cambiare l’orientamento politico dell’Unione Europea. Qualcuno spera che le trattative allunghino così tanto i tempi di approvazione da portare la questione all’attenzione del futuro nuovo Parlamento Europeo che, però, potrebbe pensarla in maniera completamente differente.
Italia, Polonia, Olanda, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Malta e Slovacchia hanno votato contro l’ultimo testo proposto dalla presidenza rumena del Consiglio Ue.
Secondo il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.
La priorità per l’Italia è l’eliminazione della link tax e dei filtri diretti o indiretti sui contenuti caricati dagli utenti delle piattaforme, insieme ad un allargamento delle eccezioni al diritto d’autore che consenta lo sviluppo della data economy. A queste condizioni l’Italia è pronta ad aderire ad una proposta che dovesse arrivare dalla Presidenza rumena.
Stiamo chiedendo in sede europea il cambiamento – conclude il Ministro – dei celebri articolo 11 e articolo 13 della direttiva. La rete deve essere mantenuta libera e neutrale perché si tratta di un’infrastruttura fondamentale per la libera espressione dei cittadini oltreché per il sistema Italia e per la stessa Unione Europea.