Che fare dopo che l’ennessima l’inchiesta della Procura ha dimostrato che dietro a belle parole e vestitini eleganti nell’Università italiana in molti contesti non funziona la parola meritocrazia e quelli bravi davvero vanno altrove, mentre nell’accademia restano i mediocri molto disponibili ad accettare le regole del branco pur di fare la loro carrieruccia.
Si costituisca subito una task force presso l’Autorità anticorruzione, la si doti di poteri speciali e di risorse adeguate, la si ponga in condizione di utilizzare le migliori soluzioni di whistleblowing disponibili e di invitare professori onesti – ce ne sono tanti – ricercatori, dottori e dottorandi di ricerca o aspiranti tali a raccontare le storia di mala-università delle quali sono a conoscenza con date, nome e cognomi, raggruppamenti scientifici e ogni altra indicazioni utile a identificare veri e presunti episodi di comportamenti scorretti, anti-etici e illeciti.
E, naturalmente, poi si verifichino uno per uno gli episodi denunciati, si faccia il reverse-engineering dei concorsi e delle soluzioni, si ricostruisca la rete e gli intrecci dei “favori” risultato dei patti scellerati tra baroni e apprendisti baroni.
Sarà un’attività lunga e complessa ma fruttuosa perché chiunque abbia avuto la sventura di imbattercisi sa bene che le dinamiche dei processi di selezione accademica sono scientifiche, matematiche, quasi algoritmiche e che semplicemente incrociando i dati dei professori membri delle commissioni, dei raggruppamenti scientifici di appartenenza, delle associazioni alle quali sono iscritti con quelli di studenti, dottori di ricerca, ricercatori e associati che ce l’hanno fatta, ricostruire il processo anti-etico che, spesso, ha premiato conoscenze e amicizie e sacrificato merito, scienza e morale è un esercizio accessibile e destinato al sicuro successo.
E poi, naturalmente, si usi il pugno di ferro – almeno sospendendoli con effetto immediato da qualsiasi attività accademica – i professori che risultino essersi macchiati di uno dei più atroci delitti contro il futuro: aver privato giovani piena di voglia di studiare e insegnare delle loro speranze.
E quando questo esercizio sarà finito, si pubblichi un ranking delle Università del merito perché uno studente sia libero di scegliere dove iscriversi anche in relazione alle prospettive di carriera accademica che ogni singolo ateneo gli offre. In questo modo vigilare sull’onesta dei propri professori diverrà anche una preoccupazione delle singole università.