Fine marzo 2013, bar in zona centrale vicino al Comune di Torino. Ciao sono Chiara, ciao sono Vittorio. Chiara era la consigliera comunale in Sala Rossa del M5S eletta con l’amico di tante cose VB. Non la conoscevo, me ne avevano parlato molto bene. Lei aveva dimostrato di essere tosta iniziando a fare le pulci alle storture di quello che poi è stato chiamato il Sistema Torino, su delle cose che non quadravano nella città dove vivevamo dove si parla sempre troppo poco delle cose che contano.
Mese: Giugno 2016
A Roma OWASP AppSec Europe
L’AppSec (Applied Security) è la conferenza mondiale sulla sicurezza delle applicazioni web organizzata da dall’associazione mondiale no-profit OWASP (Open Web Application Security Project), nata nel 2001 con l’obiettivo di diffondere la cultura sulla sicurezza del software attraverso la creazione di linee guida e strumenti disponibili a chiunque gratuitamente. Il capitolo italiano di OWASP è riuscito … Leggi tutto
Un Rapporto sul Giornalismo Digitale Locale e Iperlocale
Incertezza, poche risorse e scarsa attenzione da parte delle istituzioni. E’ questo, in estrema sintesi, l’ orizzonte in cui si muove il giornalismo digitale in Italia e che renderebbe quindi l’ informazione on line sostanzialmente “non libera”.
E’ pieno di ombre e criticità il quadro che emerge dalle considerazioni espresse dalle testate che hanno partecipato al sondaggio realizzato da “Giornalismi” (Gruppo di lavoro del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti) in
Embargo al Master in giornalismo di Torino
Giorgio Levi racconta un ennesimo problema di trasparenza al Master in Giornalismo di Torino
Tutto questo per dire che l’altro giorno il Comitato Tecnico Scientifico del master di giornalismo “Giorgio Bocca” ha provveduto alla nomina dei due direttori, quello scientifico e quello editoriale. Sullo “scientifico” non c’è embargo, ma sul nome dell’altro direttore sì. E questo perché la nomina deve essere convalidata dal consiglio dell’Ordine di Roma. Solo quando lo diranno loro si potrà svelare il “segreto”. Se lo fai prima c’è il rischio che si offendano e non sai mai Iacopino che reazioni può avere. Dunque, dico subito che qui non scriverò alcun nome, nemmeno quello che non è coperto dal segreto dell’aula. Rispetto l’embargo, sia ben chiaro.
Torino ha rigettato il vecchio Sistema
Chiara Appendino è il nuovo sindaco di Torino.
La spiegazione di un fenomeno da chi ha fatto partire il Movimnto 5 Stelle a Torino
Ha votato Appendino il vecchietto ultra-80enne che ha salito con estrema fatica le scale del seggio dicorso Svizzera in cui ero rappresentante, si è riposato dieci minuti buoni per riprendere fiato, ha votato e poi ha detto ad alta voce “e speriamo che adesso muoia, sto sindaco comunista!”; e ha votato Appendino la coppia di giovani che ho visto a festeggiare in piazza sotto il Municipio e che, rivolti verso i bei palazzi del centro, gridavano “andate a lavorare, radical chic di merda!”.
I commentatori si sono concentrati sulle contraddizioni insite in tutto questo; ed è vero, è vero che chiunque avesse qualcosa da ridire non solo sull’amministrazione Fassino o sul governo Renzi ma sull’economia, sulla geopolitica, sull’ordine sociale, persino sul tempo e sul risultato degli Europei di calcio, ha concretizzato la propria rabbia votando Appendino; è vero che le aspettative sulla nuova giunta sono non solo impossibilmente elevate, ma anche troppo contraddittorie per poter essere esaudite tutte.
Ma i commentatori che si concentrano sulle contraddizioni sbagliano, perché vivono ancora nel mondo della destra e della sinistra; sbagliano perché non capiscono che c’è un filo conduttore tra tutti quelli che hanno votato Appendino, un filo conduttore molto più forte delle contraddizioni interne. Un filo conduttore che esisteva già prima, ma che Chiara ha abilmente solleticato e rafforzato, con la sua campagna in stile primarie americane, innovativa per l’Italia e giustamente premiata, basata innanzi tutto sull’immagine, sull’emozione e sull’identificazione del “noi” con il popolo e del popolo con Chiara, più che sui temi di sostanza; una campagna inconsapevolmente peronista che io non avrei mai fatto e comunque non sarei mai stato in grado di fare, ma che era l’unica che potesse vincere e conquistare i cuori del popolo torinese (e quindi tanti complimenti a Xavier Bellanca, l’attivista-stratega oggi meritatamenteintervistato dalla Stampa).
Il filo conduttore è evidente nella fotografia della distribuzione territoriale dei risultati:
E’ evidente che ciò che unisce i sostenitori di Appendino non è né la destra né la sinistra, e nemmeno l’apprezzamento per Grillo(volutamente tenuto fuori dalla campagna) o per le istanze storiche del M5S. Semplicemente, ciò che unisce i sostenitori di Appendino è di essere o sentirsi poveri; e sottolineo “sentirsi”, che per vedere i poveri veri bisogna andare nelle baraccopoli della Stura o direttamente nel Terzo Mondo, ma Torino è piena di ex classe media che pur vivendo ancora meglio di tre quarti del pianeta si sente a buon motivo pezzente.
Perché? Perché dall’altra parte c’è un sistema di persone che hanno esibito per vent’anni il loro bel centro lucido, i loro grandi eventi pieni di VIP, le loro connessioni familiari e sociali che li fan cadere sempre in piedi, la loro arroganza nel pretendere sempre ragione e nel liquidare qualsiasi opinione diversa come “fascismo” o “ignoranza”, la loro cultura rivendicata come uno status symbol, fino a stare immensamente sulle scatole alla maggioranza della città.
Davanti a un sistema organizzato che marca fisicamente e moralmente la distanza tra chi è dentro e chi è fuori, è ovvio che anche chi fuori vive piuttosto bene, anche chi gode di una amministrazione non certo inetta, si senta comunque un pezzente con voglia di rivalsa; e persino chi è dentro, ma riceve soltanto le briciole, si ribellerà nel segreto dell’urna o anche apertamente, come i ragazzi pagati per dare i volantini di Fassino che ci dicevano “comunque io voto per voi”. Non è solo una povertà materiale; lo è in molti casi, ma in molti altri è soprattutto una povertà di opportunità, di chance di crescita personale e di riconoscimento sociale, di libertà di essere e di realizzarsi, che rimanda al vuoto di senso della società moderna prima ancora che al vuoto nella pancia.
Fassino – una persona che purtroppo per lui ha il talento naturale per fare dichiarazioni autolesioniste: oggi si vantava di aver comprato le caprette ai rom di lungo Stura Lazio per rimandarli in Romania, provocando una serie infinita di “Piero, le caprette ti fanno ciao” – l’ha chiamata “invidia sociale”, sempre per farsi amare ancora un po’. Ma quando la differenza sociale non è legata al merito ma alle condizioni di partenza, non si tratta di invidia quanto di sacrosanta rabbia.
A proposito dell’enciclopedicità di Wikipedia e di Salvatore Aranzulla
Il caso in rete è l’eliminazione della pagina Wikipedia di Salvatore Aranzulla, che apre un fronte di grande interesse su che diavolo sia enciclopedico o meno e su altre cose di Wikipedia.
Sul tema cancellazione le cose concettuali corrette ed esaustive sono state scritte con conoscenza di causa e assoluto buon senso da Maurizio Codogno e cerco di riassumerle dal post di Maurizio stesso medesimo
Premessa: avere una voce cancellata su Wikipedia non è affatto un’onta.
…
Le ragioni che possono condurre alla cancellazione di una voce sono tre. La forma, vale a dire come essa è scritta: se vi lamentate della prosa di certe voci che sembrano essere compilate da ragazzi delle medie, provate a immaginare cosa viene cancellato. Il contenuto, per evitare panegirici e dèpliant che servono solo al soggetto della voce e non a chi cerca informazioni. L’enciclopedicità del soggetto: non è che si possa inserire qualunque cosa, e la comunità degli utenti ha definito alcune linee guida al riguardo
#openinpgi Uno stipendio da 230 mila euro per la presidente Inpgi Marina Macelloni
Scontro nel consiglio generale della cassa previdenziale dei giornalisti (Inpgi) sull’indennità della neo presidente Marina Macelloni. Martedì, dopo ore di discussione, i consiglieri eletti a febbraio hanno alla fine dato il via libera con 36 voti a favore, 17 no e 3 astenuti a un compenso di circa 230mila euro lordi l’anno. Colei che in aprile ha preso il posto di Andrea Camporese – l’ex numero uno rinviato a giudizio per corruzione e truffa ai danni dell’ente – guadagnerà quasi come il capo dello Stato Sergio Mattarella. In più l’istituto che paga pensioni, trattamenti di disoccupazione e prestazioni assistenziali ai giornalisti, i cui conti sono tutt’altro che in salute, si accollerà i contributi per la gestione separata, l’Inpgi 2.
Caro Candidato: il tuo spam ti sommergerà
Caro candidato alle amministrative che mi hai riempito la buca delle lettere negli ultimi 10 giorni della campagna elettorale con i tuoi vetusti santini elettorali, dove eri fino a qualche giorno fa ? Quando mai ti sei ricordato di sentire che ne pensavo di quello che è successo nella mia città o nella mia circoscrizione fino a 15 giorni fa ? Perchè non hai ancora imparato a dialogare con i tuoi potenziali elettori utilizzando uno strumento a due vie come la rete in cui potete beccarvi i dovuti cazziatoni.
Un dato è certo: non voterò voi vecchi politici , non c’entrate nulla con me !
Obituary: Muhammad Ali – Cassius Clay
E’ stato il più grande non solo per quello che ha fatto nella boxe, ma per cambiare il mondo
Il nuovo Regolamento per la formazione dei giornalisti
Dal 31 maggio 2016 è entrato in vigore il nuovo regolamento per la formazione permanente continua dei giornalisti.
Queste le novità più importanti:
- per l’assolvimento dell’obbligo formativo è necessario acquisire nel triennio almeno 20 (e non più 15) crediti derivanti da eventi deontologici (art. 2);
- i crediti formativi possono essere acquisiti anche solo con eventi formativi on line, essendo stata eliminato il limite di 30 crediti per la formazione a distanza (art. 2);
- gli iscritti all’Albo da più di 30 anni che svolgono attività giornalistica a qualsiasi titolo sono tenuti alla formazione limitatamente all’acquisizione dei 20 crediti deontologici triennali (art. 2);