Allarme per l’istituto di previdenza dei giornalisti. Il pericolo è quello di dover confluire nel calderone dell’Inps presieduto dal professor Tito Boeri, così come altri fondi speciali. La causa? Il buco di bilancio di circa 90 milioni di euro registrato soprattutto a causa delle ultime due pessime stagioni per il mondo dell’editoria, crisi aziendali, cassa integrazione, prepensionamenti, poche assunzioni, aumento dei pensionati e tagli da parte dello Stato.
Sulla base dei dati dei bilanci consuntivi la salute dell’Inpgi (una volta solida e confermata dalla proiezione attuariale fino al 2060) scricchiola e il consolidato patrimonio immobiliare da solo non regge più il crescente calo dei giornalisti dipendenti che pagano i pieni contributi. La gestione principale (Inpgi 1) vede 16.576 iscritti attivi e 7.964 pensionati con un trattamento di quiescenza di circa 53mila euro lordi all’anno. La gestione separata (Inpgi 2) registra 30.270 iscritti, 1275 pensionati con assegni medi di poco più di mille euro all’anno lordi. Le 7.964 pensioni sono così ripartite: 3.030 di vecchiaia, 1.632 di anzianità, 964 prepensionati di cui 576 a carico dello Stato, 169 di invalidità, 2.169 ai superstiti. In sostanza, per ogni due giornalisti in attività con contratto uno è in pensione e inoltre negli ultimi tempi si sono moltiplicati i contratti depotenziati. La conseguenza è stata che in cinque anni lo squilibrio economico è stato di circa 450 milioni, anche se nel dicembre 2014 si sono registrate circa 200 assunzioni. In pratica la depressione dei redditi, la diminuzione della platea dei giornalisti dipendenti, l’aumento del numero dei pensionati hanno comportato uno sconquasso nei conti dell’istituto per circa 90 milioni di euro. Per coprire il buco i vertici dell’istituto hanno fatto ricorso al rendimento del patrimonio immobiliare senza però intaccare la riserva. In pratica hanno ceduto una quota del patrimonio immobiliare ad un fondo ad hoc nel quale confluiranno in seguito tutti i beni. Sul bilancio dell’Istituto “Giovanni Amendola” hanno pesato anche i tagli imposti dai governo Monti e Renzi (pari al 10 per cento) al fine di ottenere la razionalizzazione delle spese della Pubblica amministrazione. L’Inpgi così ha versato al bilancio dello Stato circa 331mila euro nel 2013 e altri 396mila nel 2014.