In rettifica all’articolo citato
Nell’articolo pubblicato sul mio blog l’11 novembre 2013 dal titolo “Master in giornalismo: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, ho espresso giudizi avventati che intendo invece dover modificare nel massimo rispetto per l’Università di Torino e per il Master di Giornalismo.
In particolare, avevo espresso la mia opinione circa il fatto che sia nel 2012 sia nel 2013 le graduatorie fossero state concepite senza seguire criteri formali ma in modo da favorire alcune persone rispetto ad altre, valutazione che intendo oggi non confermare e correggere, non essendoci per parte mia alcunché da eccepire circa i prescelti per i tutoraggi, né rispetto alle loro competenze né per altre eventuali cariche o ruoli.
Inoltre, avevo espresso l’auspicio che in Italia e in Piemonte occorresse “accettare le regole e applicarle, non fare le cose all’italiana” e il fatto che quando si propone l’accettazione delle regole “certi ambienti subalpini ti guardino con distaccato disincanto… eccetera”.
In realtà, non disponevo e non dispongo di alcun rilievo tale da farmi pensare che le graduatorie del Master in giornalismo 2013 non siano state compilate seguendo scrupolosamente le regole e i criteri decisi a tale scopo.
Infine, avevo concluso l’articolo ringraziando “chi aveva voluto mandarmi un segnale molto chiaro escludendomi per un punto dai vincitori della categoria tutor on line, mi è andata bene in altre situazioni ti spediscono sotto casa una testa mozzata di cavallo e poi ti tocca pure pulire in terra”. Tale frase non corrisponde alla realtà, poiché non ho motivo di pensare né che la commissione di selezione intendesse rivolgermi in particolare un segnale né che intendesse farlo utilizzando elementi di minaccia o di intimidazione. Anche di tale ingiuriosa metafora intendo scusarmi.
Prego inoltre il Presidente, il Vicepresidente e il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte di accettare le mie scuse per il tono sarcastico e le frasi ingiuriose, che ammetto infondate, scritte e diffuse per spirito polemico, in modo irrispettoso della verità e della legge.