Per fare un’analisi del voto del primo turno delle elezioni 2013 dell’Ordine dei Giornalisti in Piemonte occorre andare ai risultati delle stesse elezioni nel 2010. Tre anni fa si presentarono tre liste: le classiche storiche rappresentanze dei giornalisti piemontesi. Per essere schematici si trattava di due fazioni prevalentemente legate al mondo dei professionisti (definirle di sinistra e centro sono parole forti) e una rappresentante principalmente i pubblicisti, che tradizionalmente fa riferimento allo storico vice presidente Ezio Ercole. Le tre liste però avevano deciso di fronteggiarsi apertamente nelle due sezioni dei pubblicisti e professionisti. Al primo turno tre anni fa la “lista Ercole” fece l’en plein tra i pubblicisti aggiudicandosi i tre consiglieri regionali e i sei consiglieri nazionali. Per i professionisti si dovette andare al ballottaggio. Il ballottaggio portò a livello regionale a una situazione apparentemente ingovernabile con 3 seggi per ogni lista citata. A quel punto a urne chiuse gli accordi politici hanno portato all’elezione di Alberto Sinigaglia e alla costruzione di una maggioranza quasi bulgara che ha gestito le cose in questi anni.
Tre anni dopo che cosa è successo ? Il primo dato evidente è stato che i votanti sono stati molti di meno che tre anni prima soprattutto tra i professionisti. Tanto per far parlare i numeri: tre anni fa avaveno votato 387 professionisti e 839 pubblicisti. Tre anni dopo sono andati alle urne 257 professionisti e 691 pubblicisti: la perdita secca di votanti è del 22%. Si tratta di un evidente sintomo che i giornalisti sono oramai disamorati del tutto per l’Ordine, meglio per questo Ordine.
Non si può da loro torto. Purtroppo manifestano la loro dissociazione con l’astensione non con un voto alternativo. L’Ordine stesso a livello centrale non fa molto per aumentare i votanti. L’Inpgi ha gia sperimentato con successo il voto via internet e non ci vorrebbe molto per realizzarlo anche a livello ordinistico, alzerebbe di certo il numero dei votanti. Non ci vorrebbe molto …
Certo che il meccanismo per la conservazione del potere è quasi perfetto: ridurre praticamente allo zero l’interesse se non burocratico per l’istituzione Ordine, impoverirla del tutto in modo che l’ultimo problema della gente sia di andare a votare. A quel punto spedire a votare il proprio fan club e in maniera semi automatica la vittoria è certa.
Ritorniamo alla situazione in Piemonte e risaliamo un po’ indietro nel tempo. Al primo turno sembrava si presentassero solo due liste che si sarebbero divise l’universo dei votanti. La Lista di Insieme per l’Ordine aveva in elenco solo sei professionisti: 4 dipendenti o ex della Stampa di cui 2 pensionati, uno che lavora in Rai e una dell’Ansa. La lista storica di Ercole viceversa ha presentato solo candidati per i pubblicisti. E’ facile pensare a un patto di desistenza reciproca in modo da dividersi armonicamente votanti e seggi. Pensare che la cosa sia stata casuale è da veri ingenui.
Il sindacato, la Stampa Subalpina, ha scelto prima delle elezioni di appoggiare apertamente la Lista di insieme per l’Ordine. Dato che sono iscritto del sindacato toscano, vedo quindi le cose dall’esterno. Si è trattato di una scelta che potevano evitarsi dato che scegliere di spondare una lista composta per 2/3 da giornalisti di una sola testata puà far pensare gli iscritti al sindacato su quali siamo gli obiettivi di questa operazione, ma sono le cose del mondo: Speriamo che nelle prossime ore la Subalpina esca da questo “cul de sac” e si accorga con piacere che siamo arrivati anche noi di Giornalisti per il cambiamento definiti outsider e grillini, ma in effetti con obiettivi di medio – lungo periodo per cambiare le cose e far rinascere una situazione oramai al disarmo. Obiettivi che pensiamo possano per lo meno essere condivisibili per un sindacato moderno e avveduto e che volesse prendere le distanze ad esempio da pratiche consociative, da manuale Cencelli, come la nomina del consiglio di disciplina del Piemonte omogeneo numericamente con l’attuale maggioranza, con buona pace di conflitti di interessi e meritocrazia.
I risultati numerici del primo turno li avete visti. La Lista Ercole può piacere o può non piacere ma ha pieno dominio dei pubblicisti ed ha stravinto come tre anni fa portando a casa l’enplein dei delegati. Tra i professionisiti si andrà al ballottaggio per tutte le cariche con una partita aperta, se non vinceranno i ras del voto organizzato.
Abbiamo fatto le cose in fretta cercando una strada diversa per far ripartire una regione praticamente in coma. Al primo turno ci siamo difesi di fronte a organizzazioni scientifiche del voto e del consenso gestite dal sindacato e dalla “lista Ercole”. Al ballottaggio ci giocheremo le nostre opportunità puntando su programma e progetti piuttosto che sul mercato dei voti. In ogni caso realizzeremo i progetti su cui stiamo lavorando, attraverso un quasi governo ombra, lavorando sul gruppo e sul futuro.