Mi ero ripromesso di non presenziare personalmente alle operazioni elettorali dell’Ordine dei Giornalisti in cui ero candidato. Ero stato alla palazzina dell’Ordine in passato come votante e avevo visto una situazione fra il farsesco e il fantozziano. Alla fine mi hanno convinto e sono andato a farmi il mio giro. Mi sarei dovuto presentare alle 10 all’apertura dei seggi, poi impegni mi hanno indotto ad arrivare alle 12.
Cerchiamo di spiegare il contesto. L’Ordine dei Giornalisti si trova in Corso Stati Uniti in piena Crocetta, il quartiere borghese di Torino. L’Ordine dei Giornalisti è ospitato in affitto in una villa liberty con un cortile di accesso abbastanza spazioso. Per arrivare ai piani superiori occorre salire una scalinata molto prestigiosa ed arrivare al primo piano in cui è localizzato il seggio.
Per questa ragione i poveri e pochi votanti sono sempre stati costretti a una via crucis di incontri durante il tragitto verso il seggio. Il primo blocco è stato al cancello del cortile dove si appostano i pusher di pizzini, poi un secondo blocco all’accesso del portone poi si salgono le scale, poi un nuovo approccio al piano superiore e poi se si sopravvie al tutto il seggio.
Noi “grillini” di Giornalisti per il Cambiamento abbiamo fatto una scelta di apertura: ci siamo presentati con un volantino su due facciate su cui avevamo dato spazio per più di 3/4 al nostro programma e a cui avevamo aggiunto la lista dei nostri candidati. E’ stata una esperienza interessante, un ritorno al passato ai tempi liceali del volantinaggio. A differenza delle attese ho retto fino al pomeriggio distribuendo materiale, parlando e fotografando. Non abbiamo voluto dimenticare nessuno: un depliant anche ai leader delle liste antagoniste.
Gli altri avevano un atteggiamento più inquietante: distribuivano solamente un pizzino con le preferenze da votare o verificavano che il votante avesse già portato con lui il pizzino spedito per posta: evidentemente quei votanti il programma lo sapevano a memoria o avevano deciso di votare sulla fiducia. Allo stesso modo come vedete nelle fotografia nella bacheca al piano superiore c’erano solo le liste dei nomi, salvonoi secchioni che ci eravamo permessi di inserire anche in quella sede il nostro programma con le nostre idee. Evidentemente la forza delle idee degli altri era esposta al Salone del Libro.
Una citazione particolare la merita l’ex presidente dell’Ordine comparso a sorpresa fra le candidature delle liste della desistenza-inciucio. Lui operava discosto dalla massa o sotto alle piante del viale o nell’angolo estremo di Corso Stati Uniti. Un vero maestro.
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