Alessia Cerantola racconta in un lungo e dettagliato articolo su Lsdi i mali del giornalismo italiano
I giornalisti che fanno domanda di una posizione a tempo pieno spesso incontrano un sistema di reclutamento che si basa ampliamente sul nepotismo. Se si chiede come siano riusciti a ottenere un contratto regolare a tempo pieno, molti giornalisti si riferiscono alla fortuna, altri semplicemente non rispondono.
Le offerte di lavoro nel settore del giornalismo sono pubblicizzate di rado e il processo di assunzione dipende perlopiù dalle proprie conoscenze. Questo meccanismo influisce pesantemente sulla qualità dei giornalisti delle redazioni, che non sono assunti necessariamente in base al proprio merito.
“La ragione per cui il giornalismo italiano, in particolare quello televisivo, è di qualità molto bassa è dovuto al fatto che la selezione degli individui che sono ammessi nel sistema avviene dopo l’esclusione delle persone migliori, e di chiunque desideri occuparsi di giornalismo come servizio pubblico”, ha detto Wolfgang Achtner, un giornalista televisivo che vive a Roma lavorando come corrispondente per ABC news, CNN e Press TV e con una lunga esperienza sulla televisione italiana.
Per di più, il mercato dell’informazione, già piccolo, è parzialmente controllato dall’Ordine dei giornalisti. Spesso, uno dei primi requisiti per mandare la domanda di lavoro è di essere giornalisti autorizzati dall’Ordine. La struttura di molte redazioni rispecchia quella dell’Ordine perché è fatta da giornalisti che ne fanno parte.
Anche se l’Ordine dei giornalisti sta lottando per un accordo con il sindacato dei FNSI e la Federazione degli editori e giornalisti (FIEG) per aumentare i compensi dei freelancer e precari, i giornalisti con o senza tesserino, considerano ormai l’Ordine come uno dei principali responsabili di un mercato lavorativo stagnante e gerontocratico.
“L’Ordine è un relitto fascista il cui scopo primario è di perpetrare sé stesso. Libertà della stampa, indipendenza o qualità dell’informazione non sono i suoi obiettivi”, ha detto Nicole Martinelli, redattrice statunitense di IJNET che ha lavorato come giornalista freelance iscritta all’Ordine italiano per circa dieci anni. “Non puoi essere un giornalista professionista di alcuno standard senza appartenere all’Ordine. È il collo di bottiglia della professione, che costringe molti talenti a rimanere fuori”.