Ma da gennaio 2013 arriverà la svolta e, secondo quanto risulta a Lettera43.it, si smetterà di parlarne solamente. Il motivo? Semplice: dall’inizio del prossimo anno un paio di giganti delle news italiane cominceranno a fare sul serio, facendosi pagare l’informazione online. Corriere della Sera (Rcs Mediagroup) e La Repubblica (gruppo L’Espresso) hanno deciso di passare dalle chiacchiere ai fatti. E potrebbero essere seguiti presto dal Sole24Ore e da La Stampa.
Chi da gennaio digiterà Corriere.it (diretto da Ferruccio de Bortoli) e Repubblica.it (la filiazione del giornale di Enzo Mauro, diretta da Vittorio Zucconi con Giuseppe Smorto), dovrà aver pagato un abbonamento per accedere a quasi tutti i contenuti online, con la possibilità di leggere sul web anche l’edizione cartacea.
Il prezzo, secondo quanto appreso da Lettera43.it, è ancora in via di definizione, così come la quantità di articoli al mese fruibile in forma gratuita.
Il modello è quello dei paywall, ovvero quello dei giornali online in abbonamento con modalità di pagamento differenti (a seconda di quanto l’utente utilizza), insieme con una parte che resta, comunque, gratis.
La strategia di Rcs Mediagroup e del gruppo L’Espresso non è originale. Sono stati gli americani i primi a buttarsi nel business del pagamento delle notizia online, seguiti in Europa da inglesi e tedeschi con in testa il gruppo Axel Springer, l’editore di Die Welt e Bild.
La strategia è cercare nuovi ricavi in Rete per arginare il crollo della pubblicità: solo negli Stati Uniti si sono persi 35 miliardi di investimenti su carta dal 2008 al 2011, secondo dati di Newspaper association of America (Naa).
In Italia l’andamento pubblicitario è simile: il mercato degli annunci sui giornali è in contrazione del 10% in media all’anno dal 2008, mentre sul web la pubblicità sale nello stesso periodo a un ritmo medio del 14% all’anno, secondo dati Nielsen.