Scusandosi per l’autocitazione, ma tre anni su LSDI uscì un articolo sul tracollo dell’editoria italiana che evidentemente pochi hanno letto dato che molti elefanti dell’editoria italiana, grazie a dio non tutti, non hanno ancora capito che sono finiti e continuano a ballare ingozzandosi sulla tolda di un Titanica che affonda.
Qualche editore sostiene la tesi che “ne abbiamo già superate tante di crisi, ce la faremo anche questa volta”. Questa volta la situazione è diversa. La congiuntura economica sfavorevole è figlia degli sprofondamenti finanziari iniziati nell’autunno 2008 che l’ottimismo della volontà vorrebbe essersi conclusi. Il pessimismo della ragione impone però la conclusione che ci saranno ancora dei caduti fra banche e finanziarie.
Ma è oramai chiaro che la congiuntura economica ha solo dilatato tempi e modi di una crisi che si è fatta strutturale e sistemica e che sta creando panico da tracollo o da slavina infinita. Questa paura del dissesto sta facendo dimenticare che non ci troviamo di fronte a un crollo del sistema dell’informazione, ma di davanti a una trasformazione epocale. E’ come quando i costruttori di carrozze si sono accorti che la carrozza stava diventando obsoleta: o hanno deciso che occorreva pensare a una cosa detta automobile: oggi siamo alla fase successiva: dal motore a scoppio al motore elettrico, ma sempre di mezzi di locomozione si tratta.
Invece lo sfascismo di chi pensa che siamo alla “fine dell’informazione” del tipo “crepi Sansone con tutti i Filistei” sta cercando di nascondere gli errori di valutazione di quelli che della rivoluzione digitale si sono voluti disinteressare per lungo tempo pensando che le rendite di posizione fossero infinite. E invece pare che stiano finendo in un sistema dell’informazione integrato e connesso attraverso la Rete.