“Shampoo e mascara fanno bene al clima”, è il titolo di un articolo de La Stampa sul nuovo stabilimento a emissioni zero de L’Oreal. Premesso che nelle intenzioni del titolista poteva esserci quella di catturare l’attenzione del pubblico femminile, è naturale chiedersi cosa c’entrano lo shampoo per capelli e il rimmel con duecentoquaranta parabole a specchio, quindici chilowatt di energia prodotta e 7800 tonnellate della fantomatica CO2 risparmiate. Un progetto di sicuro prestigio, con importanti valenze ambientali (l’azienda pensa di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2015), che prevede persino l’utilizzo di fonti rinnovabili combinate.
Un esempio banale per dire che spesso la semplificazione, quando si parla di ambiente, è necessaria per far comprendere i messaggi e farsi leggere dal grande pubblico. Il “far del bene a tutti i costi” però, anche grazie a shampoo e mascara, è forse fuori luogo.
Se si scorrono altri titoli di media nazionali è difficile trovare accezioni negative quando si parla di ambiente, tutela del territorio, fonti pulite, eccettera. Le cose vanno meno bene quando invece le cronache locali dei giornali affrontano emergenze ambientali, opere non volute dai cittadini, inquinamento e altri pericoli per la salute.
Insomma, è un po’ come se ci fossero sempre dei buoni e dei cattivi che vengono messi da una parte o dall’altra e schierati in base alle necessità comunicative del momento. L’obiettività è spesso difficile da individuare, soprattutto là dove i cosiddetti “speciali” dedicati ai temi ambientali ed energetici hanno un portafoglio di investitori importanti, ovviamente di settore. Le “buone notizie” in questo caso si sprecano.
Vero è che la comunicazione/informazione ambientale per diversi anni è stata appannaggio di qualche giornalista, delle associazioni ambientaliste, di alcuni esperti e di pochi altri. E’ solo da qualche anno, da quando cioè lo sviluppo sostenibile è diventato un valore legato alla crescita anche economica, che il tema è affrontato da quasi tutti i mezzi di informazione.
Un tema diventato spesso di moda, dove il vivere sostenibile, il green style, il risparmio energetico, le fonti rinnovabili sono dei veri e propri cavalli di battaglia per quelle pagine di giornali che, diversamente, non riuscirebbero a sopravvivere di fronte alla crisi dei contenuti e della raccolta pubblicitaria.
E fin qua tutto bene, dal momento in cui un argomento spesso ostico è portato all’attenzione di molti per favorirne la consapevolezza e la conoscenza.