A Roma ci sono 2000 giornalisti precari. Per arrivare a mille euro mensili dovrebbero lavorare 40 giorni al mese. Gli articoli sono pagati in media 30 euro ciascuno, senza contributi, senza ferie pagate, senza giorno di riposo, senza diritti, senza maternità, senza assistenza. Questi alcuni dei numeri presentati stamattina, nella Sala “Peppino Impastato” della Provincia di Roma, dal Coordinamento dei Giornalisti precari di Roma “Errori di Stampa”, che ha convocato una conferenza stampa per presentare i dati reali sul precariato giornalistico e sui compensi applicati degli editori.
Personalmente diffido un po’ delle sigle più o meno sindacali, né tantomeno amo la retorica sul precariato, soprattutto quando questa fa da foglia di fico alla pretesa di avere un lavoro fisso per il solo fatto di essere al mondo. Credo che il mercato debba selezionare, con garanzie e ammortizzatori adeguati, chi merita e chi no di fare questo mestiere (forse non tutti quelli che adesso vorrebbero farlo, ahimè). Eppure il lavoro di Errori di stampa mi pare libero da retorica, fotografa una situazione per certi versi imbarazzante ed è – incredibilmente – il primo di questo tipo. Quello che emerge, ad esempio, sono situazioni in cui alcuni giornalisti per raggiungere 1.000 euro al mese dovrebbero scrivere 40 articoli in trenta giorni (e sono costretti a masticare amaro perché tanto sanno che se rifiutassero ci sarebbe qualche altro disperato pronto a prendere il loro posto). Che ci siano molti precari personalmente non mi scandalizza (non credo si possano fare per tutti dei contratti a tempo indeterminato), peggio è invece vedere quanto poco vengano pagati e “utilizzati” senza alcuna garanzia (quando non devono comunque aspettare mesi o anni prima di vedere quei soldi).
Ora, si tenga conto che questo censimento è stato autoprodotto, e di sicuro servirà un controllo più “ufficiale” di questi numeri (ma con tale finalità credo che sindacato e Ordine dei giornalisti fossero stati invitati alla presentazione), ma quel che è certo è che a chi prova a fare questo mestiere servono meno illusioni e più certezze. In un momento in cui i giornali stanno cercando di sopravvivere alla crisi, e in tanti dicono che sarà la qualità a salvarci, forse le testate dovrebbero puntare su quest’ultima, più che sulla quantità a basso costo. E la qualità, si sa, ha un suo prezzo. Sicuramente superiore ai 30 euro.
Ho visto quanto è stato indicato per Il Fatto quotidiano. L'ultimo aritcolo sul cartaceo me l'hanno pagato 69 euro netti e comunque in media mai meno di 40 euro sempre netti. Collaboro con loro dal 2010. Non so però come vengono fatte le distinzioni se per contenuto, grandezza, posizionamento.