Il segretario dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Paolo Girola esprime nel 2012 queste alte espressioni sul tema del giornalismo digitale:
Il complesso dell’informazione locale è insidiato da una gran massa di informazione online: internet, social network. Un’informazione che non da reddito, che diventa sostituiva, che molto spesso devo dirlo è un’informazione fatta da dilettanti di basso profilo anche, di qualità professionale assente
Che pero da l’impressione al pubblico di restare comunque informato anche se non accede ai tradizionali mezzi di informazione. Questa massa di informazione gratuita ovviamente mette in crisi le aziende che invece devono retribuire i loro dipendenti
Per chi credesse che tutto ciò sia impossibile: ecco a voi il filmato (andate al minuto 20)
Se l’autore di questi pensieri conoscesse anche minimamente la realtà di cui parla saprebbe che la rete (vedi Twitter) è piena di fonti e di commenti dei cosiddetti professionisti. Inoltre l’informazione, molto prima che di organi e società editoriali è privilegio del vivere comune e non ha pertanto bisogno di legittimazione. Infine personalmente faccio parte di quell’ampia minoranza che piuttosto che lavorare come schiavo preferisce farlo gratis ma da uomo libero, categoria ormai in estinzione negli organi di stampa.
Condivido al 100%
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non vogliono sentire i venti del cambiamento, figuriamoci cavalcarli, assecondarli, farsi spingere. Grazie a Vittorio Pasteris invece, per aver condiviso queste perle che ci danno altro vigore per insistere sulla strada della contemporaneità. Che sia questo il segreto disegno di Girola e di altri, produrre un impulso dal basso alla rivoluzione dell'informazione? È una speranza vana, temo.