Durante queste festività ho ricevuto meno messaggi augurali, rispetto agli ultimi anni. Quasi metà, in confronto all’anno scorso. Alla ricerca di spiegazioni accettabili, ho escluso subito che possa trattarsi di ragioni che mi riguardano direttamente. La mia rete di relazioni – pubbliche e private – è la stessa degli ultimi anni.
Ho pensato, allora, che si stia consumando, rapidamente, la “fine degli auguri”. Coerente con la nostra era secolarizzata, senza santi e senza sacro. Ma si tratta di una tendenza in atto da tempo. Perché mai dovrebbe produrre questi effetti proprio ora? Stessa obiezione all’ipotesi che il rito degli “auguri” sia frustrato dalla paura del futuro. L’anno appena iniziato, d’altronde, non promette niente di buono: Ma lo scenario degli ultimi due anni non era molto più rassicurante. E allora perché questo calo improvviso?
Ho trovato una spiegazione più plausibile guardando chi mi sta intorno, per primi i miei figli, “nativi digitali”. Protesi a tempo pieno sul loro smartphone. Da ciò l’idea. Che il problema non sia il clima del tempo, sempre più cupo. Né l’esaurirsi della mia, personale, rete di relazioni. Ma il “medium”. Il canale attraverso cui corrono gli auguri.
Non mi riferisco agli auguri per via postale. Ormai sono quasi estinti. Li inviano, perlopiù, soggetti e figure istituzionali. Oltre a qualche persona che dà ancora significato e importanza al messaggio scritto e firmato “a mano”. O, ancora, li inviano gli amici artisti, che incidono e imprimono carte raffinate, in poche copie numerate. In effetti, io li apprezzo entrambi. Molto. (Anche se, per pigrizia o per mancanza di tempo, spesso non riesco a ricambiare gli auguri. Tanto meno con biglietti all’altezza.)
Ma si tratta, appunto, di residui del passato. Icone di un’epoca trascorsa, riprodotte da pochi sopravvissuti. Che non si rassegnano ai linguaggi e ai media del tempo.
La gran parte degli auguri, invece, io li invio – e ricevo – via sms ed email. E sconto i problemi, che ho segnalato in altre occasioni. Gli auguri via email sono standardizzati, visto che vengono inviati a mailing list ampie e spesso indifferenziate. Dove coabitano persone affini e diverse. Così, paghi uno e compri 10, 100, 1000. È un meccanismo a palla di neve, che si srotola e rotola. A valanga. Perché ciascuno dei destinatari può reinviare il messaggio – spesso una cartolina online, rutilante di colori e di luci – a tutti. Con un clic. Così gli auguri arrivano in fretta dovunque e a chiunque. Come una circolare di servizio, un invito a dibattiti, convegni, spettacoli. In questo modo, ovviamente, si perdono le relazioni ma anche le attenzioni “personali”.