Difficile per questo tipo di televisione – ma possiamo ancora definirla tale o sarebbe meglio videoevento, trasmissione intermediale o qualcos’altro che verrà? – definire chiaramente il successo di “visione”, perché l’audience non è raccolta come nella tv tradizionale davanti a uno schermo, ma occorre mappare le forme di fruizione sparse. Raccogliendo le tracce scopriamo che la prima puntata andata in onda giovedì 3 novembre ha raccolto questi numeri:
- 12,03% di share assommando gli ascolti di tv regionali (2.276.418 spettatori) e SkyTg24 Eventi (645.113), altri dati stimano tra 12% e 14% complessivo;
- 172.000 spettatori che hanno seguito lo streaming su Facebook;
- 400.000 utenti sul sito del Corriere della Sera e altri 400.000 sui siti del Fatto Quotidiano e dell’associazione Servizio Pubblico, mentre su Repubblica.it 5 milioni di contatti e più di 300.000 utenti medi contemporanei.
A questo andrebbero aggiunti dati qualitativi tutt’altro che trascurabili, come il fatto che la pagina Facebook ha raccolto «120.000 risposte complessive ai sondaggi e più di 5.000 commenti» o che è stato «l’evento live più seguito di sempre su iPhone e iPad in Italia, con un picco di 4.000 utenti contemporanei» oppure che è stato trending topic su Twitter per l’intera serata, con 2.500 follower che si sono aggiunti durante l’evento. Queste cifre sono tutte raccolte nel manifesto riassuntivo sui principali risultati delle audience tele-connesse pubblicato su Facebook. Per tutto questo Michele Santoro ha potuto definire la serata come «una rivolta contro il degrado della tv generalista occupata dai partiti, sia nel pubblico che nel privato» e dichiarare che «lavoreremo per estendere questa rivolta, per trasformarla in rivoluzione».
Fin qui i commenti della componente generalista, dei giornali, del conduttore, degli esperti di cose della televisione che vedono ed esaltano la dimensione rivoluzionaria del nuovo, del fare televisione nell’epoca del web e dei social network. Ma io vorrei tornare proprio al rapporto tra “nuova trasmissione” e “modo nuovo” di farla. Immaginate di avere “visto” la puntata di Servizio Pubblico attraverso Twitter, cioè con gli occhi di una audience connessa che rappresenta forse oggi in Italia la realtà meno generalista, più critica e politicizzata. Forse estremizzo per capirci, ma non di molto. Il corrispettivo delle audience generaliste sta invece su Facebook. Beh, dicevo, se guardavate da qui la puntata al successo numero del pubblico si associa immediatamente un mood critico che potremmo riassumere con: è piaciuta così così.
Se vi fosse andato di giocare alla misurazione del sentiment avreste visto un 25% con valore negativo, un 65% in grigio e solo un 10% con valore positivo. E le indicazioni che derivano dall’analisi dei contenuti dei tweet è utile per capire cosa non è andato.