Rivoluzione nella macchina organizzativa della Stampa a sei mesi dal trasloco del giornale nella nuova sede – proprietà Intesa-Sanpaolo – di via Lugaro, edificio, in affitto, dove saranno concentrati tre falle della gestione Fiat-Elkann: appunto La Stampa, che continua a perdere copie e che chiuderà il 2011 in rosso di 700 mila euro, la cugina Publikompass, non certo in floride condizioni, e l’Alpitour, sloggiata non senza dolore (per il personale) da Cuneo.
In sostanza la famiglia Elkann, creando tre nuove direzioni, ha silurato il vicedirettore generale, Angelo Cappetti, uno dei pilastri del quotidiano torinese, da sempre tenuto sotto la mano benevola della consigliera d’amministrazione Giovanna Recchi e che tutti si aspettavano prossimamente al vertice. Da un giorno all’altro Cappetti è stato spostato alle partecipate dell’Itedi: Nexta (multimedia), Bmi (radio e internet) e Todis (distribuzione). Come dire messo nel retrobottega con un contentino: aiutare il direttore delle “Funzioni centrali”, una delle nuove tre direzioni, per le questioni legali.
La sorpresa è proprio il direttore delle “Funzioni centrali” che sarà Raffaella Papa, non ancora quarantenne, per sei anni alla direzione della Rinascente e per i dieci successivi agli investimenti di Exor, arrivata con estrema discrezione in via Marenco lo scorso 1° settembre. Oltre alle “Funzioni centrali”, la nuova organizzazione prevede una “Direzione Ricavi”, che per il momento – visti i conti in rosso – meglio sarebbe chiamare “Direzione Perdite”, affidata a Maurizio Scanavino, creatura della famiglia Elkann e attuale direttore generale della Publikompass, società che non brilla certo per i successi, e una direzione ”Area tecnico-operativa” in capo a Luigi Vanetti.
Se i pessimisti temono che il trasloco in via Lugaro, dove l’organizzazione e la logistica del giornale sono affidate nuovamente a Vittorio Sabadin, sia l’anticamera della vendita del giornale, anche ai più aziendalisti, quelli che non vedono differenze tra La Stampa e l’Illustrato Fiat, ha preoccupato il silenzio sulle copie vendute, sia in edicola (sempre meno) sia su internet, e la comunicazione ufficiale fatta dal direttore Mario Calabresi che il 2011 chiuderà con un deficit di 700 mila euro, un bel crollo rispetto ai 300 mila euro guadagnati nel 2010. Come dire che appena usciti dallo “stato di crisi” dalla porta ci si rientra dalla finestra.
Intanto, per far quadrare i conti, è stato deciso di non aumentare la foliazione, di ridurre il ricorso alle collaborazioni, di tagliare del 10 per cento l’acquisto delle foto e di imporre a chi ha ferie arretrate (cioè tutti) di consumarne un pacchetto di 5 giorni entro il 20 dicembre. Totale del risparmio: 450 mila euro. E sulle ferie, che toccano sul vivo la redazione, il Cdr non ha gradito ed ha subito eccepito facendo intravedere la necessità di un’articolata trattativa. Per digerire il resto siamo appena all’inizio.
2 commenti su “La crisi morde a La Stampa”
I commenti sono chiusi.
Indipendentemente dalla questione carta/digitale è un peccato vedere che un giornale come La Stampa sia in grossa crisi nonostante la qualità dei suoi contenuti. Un abbraccione, Vittorio.
Io non commento :-) avendo lasciato La Stampa un anno fa … che la nave affondi