Wikileaks sospende temporaneamente le sue pubblicazioni dopo l’embargo delle banche e della finanza

WikiLeaks chiude i battenti per mancanza di fondi. Il sito fondato da Julian Assange e diventato famoso a livello mondiale per la diffusione di messaggi diplomatici statunitensi coperti da segreto ha deciso di ”sospendere temporaneamente le sue pubblicazioni per dedicarsi in modo aggressivo alla ricerca di fondi”, dopo ”l’embargo” dichiarato nei suoi confronti da Visa, … Leggi tutto

Occupare le redazioni

Via il Giornalaio David Carr, dalle sue celebri colonne dedicate al mondo dei media del «New York Times», tratteggia gli effetti della crisi del mondo editoriale per i giornalisti d’oltreoceano, dipingendo una situazione che pare molto simile a quella della finanza e delle banche. Perdita di posti di lavoro e, per chi resta, condizioni sempre … Leggi tutto

Paesi occidentali esportatori di democrazia e moralità e qualche problemino collaterale

Via Libero

Diciassette secondi di video appena, che non aggiungono nulla di concreto alla vicenda della morte di Gheddafi che comunque resta un atto feroce. Ma che dimostra il volto più aberrante della rivoluzione e che ne mette in dubbio il valore morale, se ce n’è uno. In questi diciassette secondi di video, pubblicati in rete dal sito web Global Post, che ottiene le immagini direttamente dai miliziani del Cnt, si vede il colonnello di spalle e quindi non visibile in volto che viene sodomizzato, o quasi, con un bastone appuntito da uno dei miliziani che lo hanno catturato. Il video sembra essere autentico. Il raìs indossa la stessa divisa vista negli altri video negli attimi prima della morte. Le macchie di sangue sono compatibili, e anche l’ambientazione sembra la stessa.

Di lì a poco il raìs viene ucciso verosimilmente con un colpo alla tempia, sparato da un ragazzo con la pistola d’oro ritrovata nel bunker del Colonnello. Il corpo viene poi denudato, calpestato, martoriato dai ribelli presenti, quindi caricato su un automobile e portato a Misurata, dove si trova tuttora. E dove la gente fa la fila per andarlo a vedere, con la mascherina per proteggersi dal puzzo.

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I segreti sepolti con Gheddafi

Via Mimmo Candido

Ancora non era nemmeno confermata la notizia che a Sirte lo avevano fatto fuori, che già il potere che ora in Libia comandava senza più oppositori metteva le mani avanti: «Noi non abbiamo mai dato l’ordine di ammazzare Gheddafi». I governi – quelli ufficiali e regolari quasi sempre, figuriamoci poi quelli autodefinitisi transitori – non mostrano molti pudori nel difendere pubblicamente le loro malefatte, contando sul convincimento che alla fine le verità istituzionali hanno una buona capacità di tenuta nel tempo; i “weakyleaks” arrivano sempre dopo, quando la memoria si è affievolita e, soprattutto, le regole del gioco e i suoi stessi protagonisti sono ormai cambiati. E allora, perché non credere a quanto dicono oggi e dicevano già ieri Jalil e soci?

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In arrivo lo tsunami del giornalismo: è ora di fare pulizia

Via Stefano Tesi

Prima i malumori striscianti e traversali ignorati per molti, troppi per anni. Poi gli sfoghi di esasperazione dei singoli, sciaguratamente confusi per sintomo di crisi personali. Quindi le ripetute e sempre minimizzate manifestazioni di aperto dissenso (chi si ricorda i “fantasmi dell’informazione”?), quasi sempre scambiate per giochi di correnti o per gli strepiti di gruppuscoli isterici. Dopo, ecco i primi sondaggi. Lo stupito spavento, la palese sensazione di incredulità dei vertici verso una base che tanto base più non è. E tantomeno si sente fondamento (la Carta di Firenze delle scorse settimane e i correlati rumori, che hanno dato voce a quel 60% di giornalisti italiani che il sistema ha finora bellamente ignorato, ne sono stati non la spia, ma la significativa conseguenza). Infine l’assalto dei “redattori di fatto” all’immancabile quacquaracqua che i soliti noti hanno messo in piedi giorni fa nel sancta santorum del pennismo nazionale: il Circolo della Stampa di Milano, simbolo del giornalismo e sua massima sede liturgica, dove tristemente si celebrava la solita pantomima pseudosindacale su “Precari, Autonomi, Freelance: nuove frontiere della professione giornalistica”.

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