Eleonora Voltolina su la Repubblica degli stagisti
La settimana scorsa a Firenze si sono dati appuntamento oltre trecento giornalisti precari, chiamati a raccolta dall’Ordine dei giornalisti e dalla Fnsi per discutere dei problemi della professione. stageAppuntamento clou dei due giorni la tavola rotonda «Cinquanta centesimi a pezzo: è dignità?», molto attesa anche per la presenza di Carlo Malinconico, presidente della Fieg – la Federazione italiana editori giornali – a confronto con il segretario della Fnsi Franco Siddi ed Enzo Carra, relatore della proposta di legge sull’equo compenso giornalistico. Moderatore Giancarlo Ghirra, segretario dell’Odg.
Più di duecentocinquant’anni anni in quattro: non propriamente i protagonisti del dramma della sottoretribuzione, dato che l’età media dei discussant era 63 anni. Ma tant’è.
Malinconico ammette subito in apertura che «il problema degli articoli pagati troppo poco sussiste: non tutti possono essere assunti all’interno di una redazione, quindi l’apporto dei collaboratori è fondamentale». E assicura che la Fieg «pensa che il compenso debba essere correttamente proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto». Sulla definizione di «proporzionato» Malinconico però non si sbilancia: «Non tutti i pezzi sono uguali, noi chiediamo di differenziare. Questo comunque non vuol dire tollerare gli abusi».
Il tempo della tavola rotonda stringe, il pubblico rumoreggia. Sono tutti giornalisti e da bravi giornalisti vogliono fare domande, il moderatore è in difficoltà, poi accetta di dare spazio a tre interventi. Il primo è un rappresentante del Coordinamento giornalisti precari della Campania che in un minuto riassume i temi-chiave. «Da un nostro monitoraggio emerge che il 60% degli articoli è scritto dai collaboratori e che mediamente questi collaboratori portano a casa 300 euro al mese. Due domande a Malinconico: i 50 centesimi a pezzo del titolo di questo convegno sono dignitosi? E che sanzioni applicherà la Fieg a quei suoi iscritti che pagano così poco?».
Malinconico risponde arroccato: «Non credo proprio che la Fieg debba dare sanzioni, noi obiettivamente non ne diamo. Dobbiamo avere un ruolo illuminato di guida». E sulla congruità del compenso si attira fischi e schiamazzi: «Cinquanta centesimi a pezzo: ma se mi parlate di “pezzo” non so di cosa stiamo parlando». La sala rumoreggia. Il tempo è finito e tutte le domande sono ancora aperte.
Intanto trecento giornalisti hanno scoperto che il presidente degli editori non sa cosa sia un pezzo: e questa è una notizia.